Prosegue, ma non senza fatiche, la marcia della carovana dei migranti honduregni in terra messicana. La rotta seguita in questi giorni è quella vicino alla costa, nello stato di Oaxaca e nella diocesi di Tehuantepec.
Un allarme viene lanciato al Sir, attraverso un messaggio audio, da Norma Medina, referente della Pastorale sociale Caritas della diocesi di San Cristobal de las Casas, recatasi in questi giorni in Oaxaca come volontaria: “Sono state contate 1.850 persone ferite e lesionate. In molti casi si tratta di ferite ai piedi, che rischiano però di infettarsi e aggravarsi con la continuazione della marcia. Ho visto una bambina in stato di incoscienza e con le convulsioni. Alcune persone restano indietro. Mancano medicinali adeguati, qui c’è solo paracetamolo e penicillina, ma servirebbero antibiotici. Mancano anche medici preparati, per far fronte a questa emergenza. Non va dimenticato che della carovana fanno parte 1.800 minori”.
Afferma padre José Leonides Oliva, incaricato della pastorale sociale dell’arcidiocesi di Tehuantepec: “È vero, vedo un popolo stanco, cammina ormai da molto tempo, circa tre settimane. Alcuni riportano ferite, altri presentavano forme di infermità già alla partenza. Il cammino però prosegue e cerchiamo di curarli, grazie a volontari dedicati solo alle donne e ai bambini, che stanno cercando di evitare loro la fatica della marcia”. Non sono pochi, infatti, coloro che si prestano a fare servizio di autotrasporto. E non manca chi, tra i migranti, cerca di prendere per qualche tratto il treno.
I migranti ieri sono giunti a Juchitán de Zaragoza, città di circa 75mila abitanti, il secondo grosso centro incontrato nel territorio dell’Oaxaca. Prossima tappa sarà Jalapa del Marqués, per giungere poi a Tehunatepec. Da lì il cammino svolterà e si farà, se possibile ancora più duro, perché si inizierà a salire verso l’interno del Paese, alla città di Oaxaca, capitale dello Stato, e successivamente nello stato di Puebla. Prosegue padre Oliva: “La gente povera della diocesi sta rispondendo con grande affetto e premura. Si sta sviluppando una relazione di fraternità. Viviamo davvero quello che ci ha detto il Papa: la Chiesa dev’essere come un ospedale da campo”.
Afferma padre José Leonides Oliva, incaricato della pastorale sociale dell’arcidiocesi di Tehuantepec: “È vero, vedo un popolo stanco, cammina ormai da molto tempo, circa tre settimane. Alcuni riportano ferite, altri presentavano forme di infermità già alla partenza. Il cammino però prosegue e cerchiamo di curarli, grazie a volontari dedicati solo alle donne e ai bambini, che stanno cercando di evitare loro la fatica della marcia”. Non sono pochi, infatti, coloro che si prestano a fare servizio di autotrasporto. E non manca chi, tra i migranti, cerca di prendere per qualche tratto il treno.
I migranti ieri sono giunti a Juchitán de Zaragoza, città di circa 75mila abitanti, il secondo grosso centro incontrato nel territorio dell’Oaxaca. Prossima tappa sarà Jalapa del Marqués, per giungere poi a Tehunatepec. Da lì il cammino svolterà e si farà, se possibile ancora più duro, perché si inizierà a salire verso l’interno del Paese, alla città di Oaxaca, capitale dello Stato, e successivamente nello stato di Puebla. Prosegue padre Oliva: “La gente povera della diocesi sta rispondendo con grande affetto e premura. Si sta sviluppando una relazione di fraternità. Viviamo davvero quello che ci ha detto il Papa: la Chiesa dev’essere come un ospedale da campo”.
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