La copertina dice quasi tutto. Il libro, quasi 200 pagine preziose, stimolanti e ricche di annotazioni, toglie il “quasi”.
Si chiama “hate speech”: odio online, razzismi 2.0, azioni e linguaggi violenti sul Web.
La cultura convergente e la partecipazione, caratteristiche insite nel social media, diffondono e normalizzano sempre più contenuti dichiaratamente ostili o violenti, tra deresponsabilizzazione degli utenti e banalizzazione delle pedagogie d’odio.
Stefano Pasta, dottore di ricerca in Pedagogia, è assegnista presso il Centro di Ricerca sull’Educazione ai media dell’Informazione e alla Tecnologia (CREMIT) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, è esperto d’interventi a contrasto delle discriminazioni, e in particolare della presenza di rom e sinti in Italia, su cui ha realizzato la guida multimediale “Giving memory a future”. Nel 2011 ha vinto per l’Italia il premio “EU journalism Award – Together against discrimination!” della Commissione Europea.
Ora, nel suo “Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio online”, Pasta descrive le diverse forme di razzismo (alcune di ritorno, favorite dalla mediazione di uno schermo e di una tastiera ma persino ostentate, altre nuove) presenti sui social media, scarsamente e inadeguatamente sanzionate.
Se un’associazione che dal 1961 lotta per l’affermazione della libertà d’espressione, come Amnesty International, si sta interessando al fenomeno attraverso una task force sull’hate speech e tavoli di esperti per individuare strategie e comportamenti per contrastare l’odio, vuol dire che siamo di fronte a un problema serio.
Parole ieri impronunciabili vengono pronunciate, vocabolari offensivi vengono in soccorso di chi cerca espressioni per esprimere il suo astio. Il tutto amplificato da un’eco (maiuscolo e genere femminile, perché Eco aveva già preannunciato come sarebbe andata a finire sulla Rete) che rimbalza e propaga frasi intrise di odio contro vecchie e nuove minoranze.
Pasta spiega i meccanismi che assecondano la diffusione dell’odio on line ma dedica molto spazio all’analisi di buone pratiche per contrastarlo. L’analisi è sociologica, la proposta è educativa e risponde ad alcuni attuali interrogativi: come si risponde all’odio verso l’altro? Come si crea la responsabilità per l’uso del linguaggio? Come promuovere gli anticorpi presenti nella Rete e l’attivismo digitale?
Un testo da non perdere, per non perdersi nell’odio e nel razzismo 2.0.
“Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell’odio online” (Scholé-Morcelliana, 2018), con prefazione di Pier Cesare Rivoltella, direttore del CREMIT ( Centro di Ricerca sull’Educazione ai media dell’Informazione e alla Tecnologia) dell’Università Cattolica, e con postfazione di Milena Santerini, direttrice del Centro di Ricerca sulle Relazioni Intercultuali dell’Università Cattolica.
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