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giovedì 13 dicembre 2018

121 premi Nobel chiedono la scarcerazione di Ahmadreza Djalali: l’appello al leader supremo dell’Iran

Amnesty Italia
In una lettera aperta pubblicata il 9 dicembre 2018, 121 premi Nobel hanno chiesto al leader supremo dell’Iran Ali Khamenei che il ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali, un medico e studioso imprigionato in Iran dal 2016, riceva “la migliore assistenza medica possibile“, “sia trattato umanamente e in modo equo” e gli sia permesso “di tornare a casa da sua moglie e dai suoi figli e continuare il suo lavoro accademico a beneficio dell’umanità“.

Ahmadreza Djalali
La lettera è stata presentata dai sostenitori di Djalali alla cerimonia di premiazione del premio Nobel a Stoccolma il 10 dicembre.

Djalali fu arrestato nell’aprile 2016, dopo un breve viaggio in Iran, e dichiarato colpevole di aver passato informazioni su due scienziati nucleari iraniani al Mossad, prima che venissero uccisi. Condannato a morte al termine di un processo profondamente irregolare, il ricercatore si è sempre professato estraneo alle accuse.

A febbraio 2018, la sezione 33 della Corte suprema iraniana ha di fatto respinto la richiesta di revisione della condanna a morte di Ahmadreza Djalali, il ricercatore specializzato in medicina dei disastri, nato in Iran e residente in Svezia, già collaboratore dell’Università del Piemonte Orientale.

La moglie di Djalali ha anche dichiarato al Centro per i diritti umani in Iran (CHRI) che suo marito è stato costretto a leggere una confessione che è stata successivamente trasmessa dalla tv di stato, e che durante gli interrogatori gli è stato intimato di leggere quella confessione sotto la minaccia di morte per i suoi figli e la sua famiglia.

La salute di Djalali è notevolmente peggiorata da quando è stato imprigionato senza un giusto processo più di due anni fa.

Gli esperti delle Nazioni Unite hanno ripetutamente sollevato preoccupazioni sul caso di Djalali riportandole direttamente alle autorità iraniane, inclusa una comunicazione emessa nel febbraio 2017.

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