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martedì 11 dicembre 2018

Immigrazione - 164 Paesi dicono sì al Global compact - Ma l’Italia non firma

Avvenire
Una «roadmap per prevenire la sofferenza e il caos» e «una soluzione globale a una sfida globale». Così il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, definisce il «Global compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare», al temine della conferenza intergovernativa di Marrakech, in Marocco. 

L’intesa è stata adottata ieri, nel 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, dai rappresentanti di 164 Paesi (sui 193 che a luglio avevano dato un primo sostegno all’iniziativa). Assenti gli Usa del presidente Donald Trump e diversi altri Stati, compresa l’Italia del governo giallo-verde, che ha “congelato” l’adesione in attesa di una pronuncia del Parlamento.

«Sessantamila morti»
Quella in Marocco è una tappa di avvicinamento al voto di ratifica del documento, previsto dall’Assemblea generale dell’Onu per il 19 dicembre. Secondo Guterres, «non bisogna cedere alla paura o alla falsa narrazione in materia di immigrazione». 

L’intesa, sottolinea, non viola la sovranità degli Stati e non crea nuovi diritti per migrare, ma «ribadisce il rispetto dei diritti umani», perché «un’immigrazione non regolata ha un costo terribile ». 

Nel pianeta sono 258 milioni i migranti (il 3,4% della popolazione mondiale). E Guterres ricorda come, dal 2000 a oggi, circa 60mila siano morti durante gli spostamenti: «Una vergogna collettiva», lamenta amaramente il segretario dell’Onu. Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel, presente a Marrakech con altri leader mondiali, «è un grande giorno» perché l’accordo è «una pietra miliare verso l’adozione di unapproccio multilaterale al fenomeno migratorio» e «un grande passo nella lotta contro i trafficanti di esseriumani».

Dichiarazione d’intenti
Il Compact è una dichiarazione d’intenti, non produttiva di effetti giuridici vincolanti. Il documento di 41 pagine (frutto di oltre 18 mesi di negoziati) si propone di giungere a un’immigrazione «disciplinata, sicura, regolare e responsabile», attraverso 23 obiettivi da centrare. La sfida cardine resta quella di tessere una rete internazionale per l’accoglienza di migrantie rifugiati.

Gli Usa, l’Italia e le «sedie vuote»
Gli Usa del presidente Donald Trump sono stati fra i primi a sfilarsi, sostenendo che il patto renderà più difficile per i singoli Paesi respingere i profughi. In Europa, mentre Germania, Spagna e Francia hanno aderito, si sono defilate l’Ungheria del premier Vitkor Orban, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Austria, Bulgaria, Croazia. Fuori dall’Ue, hanno detto no Israele e Australia. 
In Belgio, l’adesione decisa dal premier Charles Michel ha provocato una crisi di governo, con N-Va (l’Alleanza fiamminga di destra, primo partito della coalizione) contraria e pronta a ritirare i propri ministri. La Svizzera, come l’Italia, non è andata al vertice, in attesa di un pronunciamento del Parlamento. In estate, al Palazzo di vetro il premier Conte si era detto favorevole, ma nei giorni scorsi il pressing della Lega l’ha indotto a demandare la decisione alle Camere. Critiche le opposizioni di sinistra: «Belle parole a parte, la politica del governo – osserva il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio – è dettata daivalori delle destre nazionaliste».

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