Sant'Egidio: «A Catania stanno facendo dimissioni a tutto spiano, anche di donne vulnerabili con bambini piccoli o con problemi psichici. Sono una marea, arrivano anche da altri Cas siciliani».
Lasciati fuori dal cancello del Cara. Soli, di sera senza sapere dove andare. Tra loro anche una famiglia con una bimba di 5 mesi (www.ilcrotonese.it) |
«Sono stati mandati via in 50 con la protezione umanitaria. E sono solo i primi. Stanno consegnando i permessi di soggiorno e se ne devono andare. Così la città si sta riempiendo di gente che vive per strada. Ce ne accorgiamo la sera quando portiamo la cena ai senza dimora. Sono una marea. Vengono anche da altri Cas della Sicilia orientale. Stanno facendo dimissioni a tutto spiano, anche di donne vulnerabili con bambini piccoli o con problemi psichici».
Ad Aversa c’è la fila davanti allo sportello dell’Ufficio immigrazione diocesano, come racconta il responsabile Roger Adjicoudé. Decine gli immigrati fatti uscire dai Cas della provincia di Caserta. Anche a Rieti e Latina i centri stanno applicando il decreto sicurezza, su invito delle prefetture. Molti uomini e donne per strada mentre altri hanno raggiunto Roma dove, almeno per ora, la situazione appare meno drammatica.
A Crotone ci sono i due volti del dramma: da un lato l’allontanamento di migranti – d’ogni età, situazione familiare e quadro clinico – dal Centro d’accoglienza richiedenti asilo più grande d’Italia e tra i più grandi d’Europa coi suoi 1.216 posti. Dall’altro la risposta fondamentale di Caritas, Croce Rossa, cooperative e altre realtà laiche e cattoliche.
Assieme alla giovane africana incinta di tre mesi messa al cancello venerdì pomeriggio col marito e la figlia di cinque mesi, in libera uscita due donne vittime di tratta, un paio di ragazzi con problemi psichiatricie molti altri. Sono 24 ma altri subiranno la stessa sorte nei prossimi giorni: cento, forse il doppio, e forse già domani. Alcuni giovani che avevano inscenato un sit-in nel Cara rifiutando di abbandonare la struttura, sono stati trasportati in pullman alla stazione ferroviaria, e scaricati lì. In base a quanto stabilisce il “decreto sicurezza” d’altronde i destinatari di questi provvedimenti, pur avendo diritto a stare in Italia, dopo il primo periodo nei Cara non possono beneficiare di quello all’accoglienza di secondo livello nel sistema Sprar.
La famigliola, venerdì accolta dalla Croce Rossa, nei prossimi giorni troverà casa in una parrocchia. Ancora da definire la destinazione per le donne vittime di tratta, per ora accolte sempre da Cri. Il giovane con problemi psichiatrici seri è stato preso in cura dalla cooperativa "Agorà".
Ad Aversa c’è la fila davanti allo sportello dell’Ufficio immigrazione diocesano, come racconta il responsabile Roger Adjicoudé. Decine gli immigrati fatti uscire dai Cas della provincia di Caserta. Anche a Rieti e Latina i centri stanno applicando il decreto sicurezza, su invito delle prefetture. Molti uomini e donne per strada mentre altri hanno raggiunto Roma dove, almeno per ora, la situazione appare meno drammatica.
A Crotone ci sono i due volti del dramma: da un lato l’allontanamento di migranti – d’ogni età, situazione familiare e quadro clinico – dal Centro d’accoglienza richiedenti asilo più grande d’Italia e tra i più grandi d’Europa coi suoi 1.216 posti. Dall’altro la risposta fondamentale di Caritas, Croce Rossa, cooperative e altre realtà laiche e cattoliche.
Assieme alla giovane africana incinta di tre mesi messa al cancello venerdì pomeriggio col marito e la figlia di cinque mesi, in libera uscita due donne vittime di tratta, un paio di ragazzi con problemi psichiatricie molti altri. Sono 24 ma altri subiranno la stessa sorte nei prossimi giorni: cento, forse il doppio, e forse già domani. Alcuni giovani che avevano inscenato un sit-in nel Cara rifiutando di abbandonare la struttura, sono stati trasportati in pullman alla stazione ferroviaria, e scaricati lì. In base a quanto stabilisce il “decreto sicurezza” d’altronde i destinatari di questi provvedimenti, pur avendo diritto a stare in Italia, dopo il primo periodo nei Cara non possono beneficiare di quello all’accoglienza di secondo livello nel sistema Sprar.
La famigliola, venerdì accolta dalla Croce Rossa, nei prossimi giorni troverà casa in una parrocchia. Ancora da definire la destinazione per le donne vittime di tratta, per ora accolte sempre da Cri. Il giovane con problemi psichiatrici seri è stato preso in cura dalla cooperativa "Agorà".
In prima linea c’è il direttore della Caritas diocesana, don Rino Le Pera: «Si ritrovano in mezzo alla strada, dovendo sopravvivere in qualche maniera. Invisibili, non clandestini», sottolinea don Rino il quale si sente impotente perché al di là dell’assistenza garantita con la mensa dei poveri e il camper di strada che ogni notte gira per Crotone e l’hinterland offrendo aiuto, la Caritas non riesce a fare di più. Oltre alla parrocchia che accoglierà la famiglia, altre hanno messo a disposizione locali. Ma non basta, soprattutto nel lungo periodo. Il vescovo di Crotone-Santa Severina, Domenico Graziani, ha invitato a rispondere al problema «con il Vangelo in mano».
Secondo la Lega crotonese invece non c’è stata nessuna espulsione. «In esecuzione a una normativa antecedente al “decreto Salvini” – spiega il segretario locale Giancarlo Cerrelli – 24 migranti nigeriani (e non saranno i soli) dopo la permanenza per alcuni giorni nell’hub regionale di Isola Capo Rizzuto per l’espletamento dell’istruttoria volta ad ottenere il permesso di soggiorno, ottenutolo "per motivi umanitari" e non avendo motivo ulteriore di permanere, sono stati invitati a lasciare la struttura». (Ma così non si tutela certo la sicurezza n.d.r.)
Secondo la Lega crotonese invece non c’è stata nessuna espulsione. «In esecuzione a una normativa antecedente al “decreto Salvini” – spiega il segretario locale Giancarlo Cerrelli – 24 migranti nigeriani (e non saranno i soli) dopo la permanenza per alcuni giorni nell’hub regionale di Isola Capo Rizzuto per l’espletamento dell’istruttoria volta ad ottenere il permesso di soggiorno, ottenutolo "per motivi umanitari" e non avendo motivo ulteriore di permanere, sono stati invitati a lasciare la struttura». (Ma così non si tutela certo la sicurezza n.d.r.)
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