Dopo 17 anni dalla sua apertura, dopo l’ordine di chiusura emesso dal presidente Obama e poi revocato dall’attuale presidente Trump, la prigione militare di Guantánamo Bay è ancora funzionante e continua a essere luogo di violazioni dei diritti umani negli Stati Uniti.
“Quando ha revocato l’ordine di chiusura emesso dal presidente Obama, Donald Trump ha aperto la strada a un’intera nuova epoca di orribili violazioni dei diritti umani”, ha dichiarato in una nota ufficiale Daphne Eviatar, direttrice del programma Sicurezza e diritti umani di Amnesty International Usa, alla vigilia del 17° anniversario dell’apertura del centro.
A Guantánamo si trovano attualmente 40 detenuti di religione musulmana, molti dei quali sono stati torturati nel corso degli anni. Alcuni di loro sono ancora detenuti nonostante il loro rilascio sia stato stabilito da anni.
Il caso di Toffiq Al-Bihani
Tra questi c’è Toffiq al-Bihani, torturato da funzionari della Cia prima del trasferimento a Guantánamo, risalente al 2003. Avrebbe dovuto essere rilasciato già nel 2010.
Al-Bihani, che è stato arrestato 16 anni fa, è uno degli undici detenuti che si trovano in una condizione di detenzione arbitraria, senza che nessuna accusa sia stata formalizzata, né si sia tenuto un processo a Guantanámo.
Al-Bihani è un cittadino yemenita di 46 anni, nato e cresciuto in Arabia Saudita. È detenuto a Guantanamo dal 6 febbraio 2003. È stato arrestato 18 anni fa dalla polizia iraniana e poi trasferito sotto la custodia degli Stati Uniti in Afghanistan.
Secondo la relazione del Senato del 2014 sul programma di tortura della CIA, è stato sottoposto a tortura mentre era sotto custodia negli Stati Uniti.
Al-Bihani è uno dei quaranta uomini che rimangono imprigionati dopo essere stati privati di un giusto processo per oltre un decennio. Uomini che hanno sofferto sia le conseguenze fisiche che psicologiche della detenzione indefinita e della tortura a Guantanámo.
“È fin troppo facile immaginare che Guantánamo resterà il luogo di violazione dei diritti umani sotto un presidente che pensa in modo crudele ed erroneo che la tortura sia accettabile. Perché questa vergognosa istituzione sia chiusa una volta per sempre, i detenuti di cui è stato disposto il rilascio dovranno essere trasferiti immediatamente e tutti gli altri prigionieri dovranno essere incriminati e sottoposti a un processo equo oppure rilasciati”, ha concluso Eviatar.
Amnesty International Usa e altre organizzazioni per i diritti umani manifesteranno per la chiusura di Guantánamo l’11 gennaio a Washington, a partire dalle 14.30 presso il parco Lafayette.
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