Il rapporto annuale “Protezione dei civili nei conflitti armati” pubblicato due giorni fa dalla Missione Onu di assistenza in Afghanistan può essere riassunto in un terrificante numero a cinque cifre.
Nel 2018 le vittime civili sono state 10.993: 3804 morti e 7189 feriti.
Dei 3804 morti, 927 erano minorenni, molti dei quali in tenera età: un dato senza precedenti da quando l’Unama pubblica i suoi rapporti sulle vittime civili in Afghanistan.
L’aumento del numero delle vittime civili è dipeso in larga parte dagli attacchi dei gruppi armati anti-governativi, come i Talebani e lo Stato islamico della provincia del Khorasan. Ma non solo: il 2018 è stato l’anno record delle vittime causate tanto da attentati suicidi quanto da attacchi aerei.
Dati scioccanti, cui dobbiamo aggiungere l’amara considerazione che i feriti e le famiglie degli uccisi raramente otterranno giustizia.
Eppure, come abbiamo più volte denunciato in questo blog, l’Europa continua a organizzare i rimpatri forzati degli afgani.
Alla parola “vergogna”, c’è poco altro da aggiungere.
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