Il ricorso nell'interesse di due migranti trattenuti sulla nave. Se fosse ritenuto ammissibile, l'Italia dovrà rispondere di violazione dei principi della convenzione.
Il caso della nave Diciotti approda alla Corte europea dei diritti dell'uomo. L'associazione italo-tedesca "Bordeline" ha presentato un ricorso, nell'interesse di due migranti "trattenuti" a bordo, chiedendo la condanna dell'Italia per avere violato alcuni articoli della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Nel ricorso, firmato dagli avvocati Antonella Mascia, Leonardo Marino e Sebastiano Papandrea, viene denunciata la violazione degli articoli che sanciscono "il diritto a un trattamento umano e non degradante" e quello che "assicura la facoltà di conferire con i propri difensori per tutelare i propri diritti".
Secondo i legali, l'avere trattenuto i migranti, "in condizioni fisiche e psicologiche precarie", a bordo della Diciotti, dal 15 al 25 agosto, ha rappresentato un trattamento equiparato a "tortura e trattamento degradante".
L'associazione sottolinea che i migranti "sono stati privati della libertà personale nonostante le torture fisiche subite prima dello sbarco". I tre avvocati dell'associazione aggiungono: "I diritti garantiti dalla convenzione sono stati violati anche perché non è stato consentito ai migranti di contestare la loro posizione davanti all'autorità giudiziaria".
L'associazione sottolinea che i migranti "sono stati privati della libertà personale nonostante le torture fisiche subite prima dello sbarco". I tre avvocati dell'associazione aggiungono: "I diritti garantiti dalla convenzione sono stati violati anche perché non è stato consentito ai migranti di contestare la loro posizione davanti all'autorità giudiziaria".
Se il ricorso dovesse superare il "filtro" dell'ammissibilità, la Cedu dovrà decidere se condannare l'Italia per avere violato i principi sanciti dalla convenzione.
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