I siti che tracciano le rotte delle navi lasciano scoperto il mare davanti a Tripoli. Ora i salvataggi sono eventi “fantasma”.
La raccolta di informazioni per monitorare le imbarcazioni in transito in quest'area è sempre più difficile. Sui siti che tracciano in tempo reale le rotte delle imbarcazioni in navigazione, come MarineTraffic, My Ship Tracking o Vesselfinder, il corridoio usato dai trafficanti di uomini che va da 10 miglia a sud di Malta fino alle coste libiche mostra dei vuoti anomali su chi è in navigazione.
A tratti, in questa area piuttosto vasta, sembra non transiti più nessuno. “E’ così da alcuni mesi – ci spiega Sergio Scandura di Radio Radicale, che da anni traccia gli arrivi e le partenze dei migranti nel Mediterraneo – sicuramente dal caso dell’Asso 28”.
Nell’estate 2018, questa nave italiana aveva creato un precedente notevole perché, dopo il salvataggio di un centinaio di migranti, li aveva riportati in Libia, che però non è considerata un “porto sicuro” secondo le convenzioni internazionali.
“Oggi monitorare cosa succede in quel tratto di mare è impossibile. Di certo non possiamo affidarci ai dati su partenze e arrivi che ci fornisce la cosiddetta Guardia costiera libica”, dice Scandura. L’identificazione delle imbarcazioni in transito avviene grazie ai segnali mandati dai transponder. Si tratta di dispositivi che le navi sono obbligate a installare a bordo e che inviano dei segnali Vhf alle stazioni radio posizionate lungo le coste – tra la Sicilia, la Tunisia e la Libia – che danno informazioni sul tipo e sul nome della nave, oltre che sulla rotta. Ma da mesi, in questa zona di mare, questi segnali sembrano muti. Sono attivi solo i sistemi Sat-Ais, che però sono “anonimi”, non forniscono informazioni sull’imbarcazione e non sono obbligatori per gli armatori.
Per Scandura non si conoscono i motivi di questi “buchi”. Ma la loro conseguenza è il totale vuoto di notizie su chi parte, e su chi muore, al largo della Libia. E’ successo anche di recente, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio. “Tramite Alarm Phone (che dà supporto telefonico a chiunque provi ad attraversare il Mediterraneo verso l’Italia, ndr) siamo venuti a conoscenza di due imbarcazioni partite dalla Libia – spiega Scandura – La prima salpata da Khoms, a est di Tripoli, aveva a bordo 150 persone che sono state rintracciate dalla Guardia costiera libica per essere poi riportate indietro”.
Per Scandura non si conoscono i motivi di questi “buchi”. Ma la loro conseguenza è il totale vuoto di notizie su chi parte, e su chi muore, al largo della Libia. E’ successo anche di recente, nella notte tra l’11 e il 12 febbraio. “Tramite Alarm Phone (che dà supporto telefonico a chiunque provi ad attraversare il Mediterraneo verso l’Italia, ndr) siamo venuti a conoscenza di due imbarcazioni partite dalla Libia – spiega Scandura – La prima salpata da Khoms, a est di Tripoli, aveva a bordo 150 persone che sono state rintracciate dalla Guardia costiera libica per essere poi riportate indietro”.
Luca Gambardella
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