Stando ai numeri, sembra che siano circa 200 bambini e 100 donne ad esser rinchiusi in prigioni o in campi di detenzione all'estero senza esser accusati di nulla. La loro unica colpa è quella di far parte di una famiglia che ha avuto dei legami con foreign fighters: l'accusa di Human Rights Watch.
Secondo le autorità tunisine, sono più di 3000 i connazionali che hanno lasciato il paese per raggiungere e unirsi alle fila dell'Is. Una delle nazioni con il maggior numero di foreign fighters che oggi fa i conti con la gestione del 'ritorno'.
In questo frangente, una delle maggiori criticità è rappresentata dai figli o familiari dell'Isis: bambini che oggi stanno pagando all'estero le colpe di genitori militanti. Stando ai numeri, sembra che siano circa 200 bambini e 100 donne ad esser detenuti in prigioni o in campi di detenzione all'estero senza esser accusati di nulla. La loro unica colpa è quella di far parte di una famiglia che ha avuto dei legami con foreign fighters.
L'indifferenza. In un rapporto Human Rights Watch punta il dito contro il governo di Tunisi, colpevole secondo la Ong statunitense, di non star facendo abbastanza per riportare questi innocenti in patria. "Le questioni di sicurezza - afferma Letta Tayler, ricercatrice di terrorismo e antiterrorismo di Human Rights Watch - non possono giustificare l'azione dei governi che abbandonano i bambini piccoli e altri cittadini detenuti senza accusa in squallidi campi e prigioni estere. I bambini tunisini sono bloccati in questi campi senza istruzione, senza futuro e senza via d'uscita, mentre il loro governo sembra non alzare nemmeno un dito per aiutarli".
La prigionia. Alcune donne hanno raccontato ai loro familiari di essere rinchiuse in Libia in condizioni di estrema indigenza e in carceri sovraffollate. Altre hanno denunciato le condizioni inumane nelle tendopoli nel nord est della Siria. Due madri hanno raccontato che donne e bambini sono stati picchiati durante gli interrogatori nella prigione di Misurata dove alcune delle vittime, anche minori, hanno confessato di voler uccidersi.
I parenti di bambini e donne recluse all'estero, soprattutto in Iraq, Siria e Libia, hanno provato a contattare il ministero tunisino per chiedere informazioni ed esortarlo ad un'azione decisiva per riportarli in patria. Ma la maggior parte ha dichiarato di non aver ricevuto risposta. Ad oggi, nonostante le dichiarazioni di impegno, la Tunisia ha riportato a casa solo tre di questi minorenni impegnandosi a riportare a casa altri 6 orfani entro la metà di febbraio.
L'accusa. La mancanza d'impegno da parte della Tunisia nel riportare a casa i figli di presunti o confermati membri dell'Isis dà luogo secondo l'ong statunitense ad una grave violazione dei diritti dell'infanzia. Inoltre, le madri, se non accusate, dovrebbero essere rimpatriate assieme ai figli. Se invece queste fossero sospettate o accusate di terrorismo o affiliazione, dovrebbero essere detenute in patria così da garantire ai figli una maggior vicinanza. "Questi bambini e persino le loro madri - continua Tyler - non possono lasciare i campi e sono bloccati nelle prigioni: non possono tornare a casa da soli più di quanto i pesci possano attraversare il deserto. Lasciarli languire senza accusa aggraverà le loro sofferenze e rischia di alimentare ulteriori risentimenti".
L'indifferenza. In un rapporto Human Rights Watch punta il dito contro il governo di Tunisi, colpevole secondo la Ong statunitense, di non star facendo abbastanza per riportare questi innocenti in patria. "Le questioni di sicurezza - afferma Letta Tayler, ricercatrice di terrorismo e antiterrorismo di Human Rights Watch - non possono giustificare l'azione dei governi che abbandonano i bambini piccoli e altri cittadini detenuti senza accusa in squallidi campi e prigioni estere. I bambini tunisini sono bloccati in questi campi senza istruzione, senza futuro e senza via d'uscita, mentre il loro governo sembra non alzare nemmeno un dito per aiutarli".
La prigionia. Alcune donne hanno raccontato ai loro familiari di essere rinchiuse in Libia in condizioni di estrema indigenza e in carceri sovraffollate. Altre hanno denunciato le condizioni inumane nelle tendopoli nel nord est della Siria. Due madri hanno raccontato che donne e bambini sono stati picchiati durante gli interrogatori nella prigione di Misurata dove alcune delle vittime, anche minori, hanno confessato di voler uccidersi.
I parenti di bambini e donne recluse all'estero, soprattutto in Iraq, Siria e Libia, hanno provato a contattare il ministero tunisino per chiedere informazioni ed esortarlo ad un'azione decisiva per riportarli in patria. Ma la maggior parte ha dichiarato di non aver ricevuto risposta. Ad oggi, nonostante le dichiarazioni di impegno, la Tunisia ha riportato a casa solo tre di questi minorenni impegnandosi a riportare a casa altri 6 orfani entro la metà di febbraio.
L'accusa. La mancanza d'impegno da parte della Tunisia nel riportare a casa i figli di presunti o confermati membri dell'Isis dà luogo secondo l'ong statunitense ad una grave violazione dei diritti dell'infanzia. Inoltre, le madri, se non accusate, dovrebbero essere rimpatriate assieme ai figli. Se invece queste fossero sospettate o accusate di terrorismo o affiliazione, dovrebbero essere detenute in patria così da garantire ai figli una maggior vicinanza. "Questi bambini e persino le loro madri - continua Tyler - non possono lasciare i campi e sono bloccati nelle prigioni: non possono tornare a casa da soli più di quanto i pesci possano attraversare il deserto. Lasciarli languire senza accusa aggraverà le loro sofferenze e rischia di alimentare ulteriori risentimenti".
Chiara Nardinocchi
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