Dice Hassanial Bolkiah, il sultano del Brunei, che "è Dio ad aver ha creato le leggi e quindi noi possiamo usarle per ottenere giustizia, anzi questo è il nostro dovere".
Così mercoledì 3 aprile, nel piccolo ex protettorato britannico, un'enclave di meno di mezzo milione di abitanti nel Borneo (Malaysia), rischia di entrare in vigore la terza e ultima parte del nuovo codice penale ispirato alla shari'a, il corpus di norme di derivazione islamica.
Il Brunei è il primo paese asiatico ad aver adottato la shari'a come fonte della legislazione nazionale applicabile alla popolazione musulmana, due terzi del totale.
D'ora in poi i "reati" di adulterio e relazione omosessuale potranno essere puniti con le frustate e la lapidazione, l'apostasia verrà sanzionata con la pena di morte e ai ladri verranno amputati gli arti.
D'ora in poi i "reati" di adulterio e relazione omosessuale potranno essere puniti con le frustate e la lapidazione, l'apostasia verrà sanzionata con la pena di morte e ai ladri verranno amputati gli arti.
L'annuncio dell'imminente entrata in vigore delle nuove norme voleva passare sotto silenzio. Le autorità di Brunei hanno cercato di non finire sotto i riflettori, limitandosi a un comunicato sul sito della procura generale che non è stato ripreso dalla stampa locale.
Ma le organizzazioni per i diritti umani hanno diffuso la notizia, di cui per fortuna sta parlando il mondo intero. C'è la possibilità che il sultano faccia marcia indietro.
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