Zagabria - Vari governi europei "sono complici nei respingimenti sistematici e nelle persecuzioni illegali, spesso violenti" di migliaia di migranti e profughi sulla rotta balcanica, in primo luogo sul confine tra la Bosnia-Erzegovina e la Croazia. Lo sostiene oggi Amnesty International (AI) in un rapporto sul trattamento dei richiedenti asilo dal titolo "Violenze e abusi contro rifugiati e migranti lungo la rotta balcanica".
Il rapporto cita numerosi esempi di abusi e violenze subite dai migranti. "Mentre queste persone continuano a fuggire dalle guerre - sostiene AI - la polizia croata le sottopone a violenze fisiche, a volte privandole dei loro averi per poi respingerle in Bosnia, dove si ritrovano in un limbo, alla mercé del sistema disfunzionale sull'asilo vigente in quel Paese". Inoltre, tramite la Croazia verrebbero respinti illegalmente in Bosnia anche migranti fermati in Italia e in Slovenia.
In Bosnia, nei campi situati ai confini con la Croazia, in questo momento si trovano "confinati circa 5.500 migranti, in condizioni igieniche precarie, senza acqua calda o assistenza medica". Secondo Amnesty International gli abusi e le violenze "sembrano far parte di una politica sistematica e deliberata delle autorità croate al fine di scoraggiare futuri tentativi di entrare nel paese". A causa di ostacoli burocratici, di un'assistenza legale inadeguata e della limitata capacità delle autorità della Bosnia-Erzegovina, ai richiedenti asilo non resta che tentare di raggiungere la zona Schengen, di solito la Slovenia e l'Italia, attraverso un percorso pericoloso e difficile. Sono costretti, spesso a piedi, ad attraversare il confine montuoso tra la Bosnia e la Croazia, fitte zone boschive e fiumi impetuosi, a volte anche campi minati. Il rapporto sostiene che nei primi dieci mesi dello scorso anno "almeno dodici persone sono annegate, soprattutto attraversando il confine sloveno-croato". Decine di altre avrebbero perso la vita in altri modi.
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