Il sindaco: "Speravamo non dover assistere più a drammi del genere". In un anno tre vittime. Salvini: "Addolorato, se c'era la vecchia baraccopoli conseguenze più gravi". Il sospetto di un'azione dolosa. Il prefetto: in arrivo moduli abitativi in dieci comuni al posto delle tende.
San Ferdinando (Reggio Calabria) - Doveva essere la soluzione contro gli incendi, il degrado, la paura, la morte, ma ha ucciso ancora la tendopoli di San Ferdinando. Un nuovo rogo, divampato questa notte, è costato la vita ad uno degli ospiti della struttura messa in piedi circa un anno e mezzo fa dalla prefettura di Reggio Calabria a pochi passi dalla baraccopoli, quindi saturata di tende il 6 marzo scorso, quando il ghetto è stato buttato giù.
La vittima è un giovane senegalese di 32 anni, Sylla Naumè. Era uno dei migranti insediati nella baraccopoli demolita recentemente e trasferiti nella tendopoli. Il corpo carbonizzato del giovane e' stato trasportato in un obitorio, salutato da decine di migranti che in silenzio hanno assistito al recupero della salma.
La dinamica del rogo rimane tutta da chiarire. Per adesso si sa solo che l’incendio si sarebbe sviluppato in un angolo di una tenda da sei posti dove erano presenti diversi cavi elettrici. Ma – quanto meno in teoria – l’intera struttura avrebbe dovuto essere ignifuga e per questo più sicura. "Abbiamo aperto un'indagine per comprendere cosa sia successo e come mai un incendio sia divampato all'interno della tendopoli. Sono in corso le verifiche dei vigili del fuoco e abbiamo acquisito anche le immagini delle telecamere interne" spiega il procuratore capo di Palmi, Ottavio Sferlazza appena arrivato alla tendopoli di San Ferdinando per procedere personalmente ad un sopralluogo. "E' vero che le tende sono ignifughe - dice Sferlazza, dopo aver parlato con i tecnici - ma questo significa che la combustione è molto più lenta". Un dato che tuttavia non contribuisce a chiarire la dinamica e i tempi in cui si è sviluppato l'incendio e soprattutto perchè da quella tenda Sylla non sia riuscito ad uscire. L’unico di cinque occupanti. Ufficialmente, ipotesi non ce ne sono, tuttavia i vigili del fuoco che procedono ai rilievi sembrano credere poco al corto circuito.
“Voi non volete capire quello che è successo, non lo volete sapere davvero, non volete far sapere davvero cosa succeda qui” gridano i braccianti della tendopoli, cercando di avvicinare il magistrato e il prefetto. In lacrime, un parente di Sylla è stato accompagnato all’obitorio per il riconoscimento formale del corpo.
L’uomo è il terzo ucciso dal fuoco da quando i braccianti della Piana sono stati confinati nella seconda zona industriale di San Ferdinando. Il 16 febbraio scorso un incendio era costato la vita al 29enne senegalese, Moussa Ba. In precedenza, il 2 dicembre 2018 Surawa Jaith era morto pochi giorni prima del suo diciottesimo compleanno e prima di lui, il 27 gennaio dello stesso anno, era morta Becky Moses, 26enne nigeriana.
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Alessia Candito
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