Almeno 1.300 migranti, principalmente cubani, sono fuggiti ieri sera da un centro di accoglienza a Tapachula, al confine meridionale del Messico. Lo hanno riferito le autorità.
«C’è stata un’uscita non autorizzata su larga scala di persone che soggiornano presso la stazione di migrazione», ha dichiarato l’Istituto nazionale per l’immigrazione, specificando che 700 di loro sono poi rientrati volontariamente, mentre gli altri 600 non sono stati ancora localizzati. Il complesso di Tapachula ha una capacità per ospitare fino a 900 persone, mentre erano presenti circa 3.200 migranti, la maggior parte cubani.
Il portavoce del centro di detenzione ha spiegato inoltre che gli agenti all’interno del complesso non erano armati e che, pertanto, «non c’è stato alcun confronto» né impedimento alla partenza in massa dei migranti, nonostante questi avessero minacciato di dar fuoco alla struttura.
Il portavoce del centro di detenzione ha spiegato inoltre che gli agenti all’interno del complesso non erano armati e che, pertanto, «non c’è stato alcun confronto» né impedimento alla partenza in massa dei migranti, nonostante questi avessero minacciato di dar fuoco alla struttura.
La polizia federale invece con scudi antisommossa si è riversata poi nell’istituto per controllare la situazione, mentre all’esterno una folla di cubani, famigliari dei detenuti presso la struttura, si è radunata per protestare contro il sovraffollamento e le precarie condizioni igieniche in cui versano i migranti.
La mobilitazione sarebbe «stata promossa soprattutto dai cittadini cubani», ha specificato il centro. Già il 18 aprile scorso, le autorità messicane avevano sventato il tentativo di trecento cubani di raggiungere Città del Messico, bloccando l’autobus sul quale viaggiavano nei pressi della città di Huixtla, nello stato del Chiapas, costringendo i migranti a ritornare nel centro di detenzione di Tapachula. Questo episodio avrebbe fatto scatenare ulteriormente le tensioni tra i migranti e le autorità messicane.
Un gruppo di cubani, circa 2.000 — secondo le fonti ufficiali — starebbero da settimane bloccati al confine meridionale del Messico dopo aver attraversato Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e Guatemala. Nei giorni scorsi 148 cubani che avevano un soggiorno irregolare nel paese sono stati rimpatriati.
Il flusso di migranti organizzati in diverse "carovane" che si dirigono verso nord si è moltiplicato negli ultimi mesi. Le autorità hanno stimano, a metà aprile, che almeno 5.874 migranti di varie nazionalità, in gran parte provenienti dall’America centrale, sono bloccati nello stato del Chiapas o in attesa al confine per entrare nel paese.
La mobilitazione sarebbe «stata promossa soprattutto dai cittadini cubani», ha specificato il centro. Già il 18 aprile scorso, le autorità messicane avevano sventato il tentativo di trecento cubani di raggiungere Città del Messico, bloccando l’autobus sul quale viaggiavano nei pressi della città di Huixtla, nello stato del Chiapas, costringendo i migranti a ritornare nel centro di detenzione di Tapachula. Questo episodio avrebbe fatto scatenare ulteriormente le tensioni tra i migranti e le autorità messicane.
Un gruppo di cubani, circa 2.000 — secondo le fonti ufficiali — starebbero da settimane bloccati al confine meridionale del Messico dopo aver attraversato Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras e Guatemala. Nei giorni scorsi 148 cubani che avevano un soggiorno irregolare nel paese sono stati rimpatriati.
Il flusso di migranti organizzati in diverse "carovane" che si dirigono verso nord si è moltiplicato negli ultimi mesi. Le autorità hanno stimano, a metà aprile, che almeno 5.874 migranti di varie nazionalità, in gran parte provenienti dall’America centrale, sono bloccati nello stato del Chiapas o in attesa al confine per entrare nel paese.
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