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sabato 27 aprile 2019

La Cassazione ridimensiona il "Decreto sicurezza": per negare l'asilo l'assenza di rischi per chi fugge va provata

Globalist
La Suprema Corte ha dato ragione ad un pakistano: per respingere bisogna evitare formule stereotipate e specificare sulla scorta di quali fonti siano state acquisite informazioni.


Come accade negli Stati Uniti con Trump, in attesa di diventare una dittatura o mettere i magistrati sotto il controllo del potere politico (come fanno i sovranisti) a volte la legge e la Costituzione prevalgono sulle strette autoritarie.
 Così in parte le direttive di Salvini hanno visto una grosso ridimensionata. 

Basta con la stretta sulle richieste di asilo motivata, dai giudici di merito, sulla base di generiche "fonti internazionali" che attesterebbero l'assenza di conflitti nei paesi di provenienza dei migranti che chiedono di rimanere in Italia perché in patria la loro vita è a rischio.

Lo chiede la Cassazione che esorta i magistrati a evitare "formule stereotipate" e a "specificare sulla scorta di quali fonti" abbiano acquisito "informazioni aggiornate sul Paese di origine" dei richiedenti asilo. Accolto ricorso di un pakistano.

Sulla base di questi principi - inviati al Massimario - la Suprema Corte ha dichiarato "fondato" il reclamo di Alì' S., cittadino pakistano al quale la Commissione prefettizia di Lecce e poi il Tribunale della stessa città, nel 2017, avevano negato di rimanere nel nostro Paese con la protezione internazionale.

Alì - difeso dall'avvocato Nicola Lonoce - ha fatto presente che la decisione era stata presa "in base a generiche informazioni sulla situazione interna del Pakistan, senza considerazione completa delle prove disponibili" e senza che il giudice avesse usato il suo potere di indagine. Il reclamo ha fatto 'centro', e la Cassazione ha sottolineato che il giudice "è tenuto a un dovere di cooperazione che gli impone di accertare la situazione reale del Paese di provenienza mediante l'esercizio di poteri-doveri officiosi di indagine e di acquisizione documentale, in modo che ciascuna domanda venga esaminata alla luce di informazioni aggiornate", e non di "formule generiche" come il richiamo a non specificate "fonti internazionali". Il caso sarà riesaminato a Lecce.

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