Sulla nave italiana si è imbarcato anche don Mattia Ferrari, parroco a Nonantola. Con il permesso di due arcivescovi. Dirà messa ogni giorno. "Sono il cappellano di bordo, il mio compito è rappresentare vicinanza ai ragazzi di Mediterranea che hanno un gran rispetto per Papa Francesco".
Siamo alla terza missione del 2019, la sesta da quando un gruppo di associazioni (Arci, Ya Basta Bologna), l’ong Sea-Watch, il magazine online I Diavoli e l’impresa sociale Moltivolti di Palermo hanno dato vita alla piattaforma Mediterranea. Il vecchio rimorchiatore noleggiato e riadattato per il salvataggio dei naufraghi è attraccato al molo di Marsala e sta aspettando condizioni di mare favorevoli per tornare nella zona Search and Rescue della Libia: un’area assai sguarnita già prima della guerra civile, ma che ora è praticamente deserta perché le motovedette della guardia costiera libica sono bloccate al porto di Tripoli.
Ora, la sua presenza sulla Mare Jonio non è una storia di “colore”, merita una riflessione più approfondita. Perché per essere lì rispettando le procedure canoniche, don Mattia ha chiesto e ottenuto il permesso di due arcivescovi (quello di Modena Elio Castellucci e quello di Palermo, Corrado Lorefice, noto per essere molto vicino a Bergoglio), nonché il benestare della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana. Per dire che non siamo di fronte a una iniziativa personale di un parroco di provincia, ma a una scelta appoggiata da un pezzo rappresentativo delle gerarchie vaticane. Politicamente, non è un dettaglio.
Don Mattia Ferrari, inoltre, non lo si può nemmeno ascrivere alla categoria “prete barricadero”: è composto e ordinato nella sua camicia clergy, ben pettinato, porta occhiali da sole Rayban, gentile nel modo di fare. Ha fatto proprie le parole di Papa Francesco quando, durante l'ultima via Crucis, ha ringraziato “coloro che con ruoli diversi hanno rischiato la vita per salvare quella di tante famiglie in cerca di sicurezza e di opportunità”. Un motivo in più per meditare di fare qualcosa di concreto per i migranti che tentano la traversata.
Così racconta la sua scelta: “La richiesta di avere un prete a bordo è venuta dai ragazzi dell’equipaggio: lo aveva chiesto Luca Casarini (capo delle precedenti missioni di Mare Jonio, ndr) nell’incontro con l’arcivescovo di Palermo l’8 aprile scorso, e Lorefice aveva accolto molto positivamente l’idea. Con i ragazzi di Tpo e Labas di Bologna, che tramite l’associazione Ya Basta fanno parte di Mediterranea, siamo amici da tempo, perché due anni fa accolsero Yusupha, un ragazzo migrante che dormiva in stazione a Bologna e per il quale non riuscivamo a trovare posto, nonostante avessimo bussato a tantissime porte”. Un'amicizia nata grazie al comune sentimento di fratellanza con i migranti.
Fabio Tonacci
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.