L'attivista algerino per i diritti umani, Kamel Eddine Fekhar, 54 anni, è morto ieri dopo circa tre mesi di detenzione e quasi due mesi di sciopero della fame.
Il decesso è stato annunciato su Facebook dal suo avvocato, Salah Dabouz, precisando che è avvenuto nell'ospedale di Blida, circa 40 chilometri a Sud di Algeri, dove era stato "trasferito con urgenza a seguito di un peggioramento delle sue condizioni di salute".
Il legale ha accusato le autorità giudiziarie di Ghardaia, circa 480 chilometri a Sud di Algeri, per "questa morte programmata": "Avevo lanciato l'allarme, per tre settimane Kamel Eddine è stato detenuto in condizioni disumane nell'ospedale carcerario di Ghardaia, non è stato fatto nulla".
Come ricorda il quotidiano algerino El Watan, l'attivista era stato arrestato il 31 marzo con l'accusa di "attentato alle istituzioni", a seguito di un'intervista diffusa su Facebook, e aveva deciso di fare lo sciopero della fame per denunciare la sua detenzione "ingiusta".
"Un omicidio! Un abietto omicidio politico", hanno denunciato cittadini e attivisti politici e per diritti umani, secondo El Watan, che parla di "persecuzione giudiziaria contro un uomo che esprimeva le sue idee pacificamente".
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