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mercoledì 8 maggio 2019

Finisce l’incubo di Asia Bibi, la donna condannata a morte per blasfemia in Pakistan. Dopo l'assoluzione, raggiunge le sue figlie in Canada.

La Stampa
Madre di 5 giovani, trova scampo all’estero a pochi mesi dall’annullamento della sua condanna a morte che ha causato proteste di massa da parte di estremisti islamici.


Asia Bibi, la donna cristiana al centro di un decennale caso di accuse di blasfemia, ha lasciato il Pakistan, a pochi mesi dall’annullamento della sua condanna a morte che ha causato proteste di massa da parte di estremisti islamici.
 

Lo hanno riportato i media locali prima che il legale Saif Ul Malook confermasse che la sua assistita è arrivata in Canada. Si tratta dell’ultimo capitolo di una vicenda che ha scatenato dimostrazioni violente e omicidi di alto profilo, mettendo in luce l’aumento dell’estremismo religioso in ampie sezioni della società pakistana.

La storia risale al 14 giugno 2009. Asia Naurin Bibi, madre di cinque figli, mentre si trovava a lavoro ha iniziato a discutere con altre lavoratrici di fede musulmana. Quelle stesse donne l’hanno denunciata, pochi giorni dopo, sostenendo che durante il litigio avesse offeso il Profeta Maometto.

Bibi, contadina della provincia centrale del Punjab, è stata condannata per blasfemia nel 2010 ed è rimasta nel braccio della morte fino alla sua assoluzione l’anno scorso. Il suo caso è diventato rapidamente noto in Pakistan, attirando l’attenzione mondiale sull’estremismo nel Paese, nel quale la blasfemia è considerato un reato da punire con la pena di morte. Bibi è tecnicamente libera di lasciare il Pakistan da gennaio. Da allora, si ritiene che la donna sia stata tenuta in custodia cautelare dalle autorità in attesa di un accordo di asilo in un Paese terzo.

Non è chiaro quando Bibi abbia lasciato il Paese, ma ora ha raggiunto le sue figlie, già in precedenza fuggite in Canada.

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