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A Casal Bruciato proteste per l'assegnazione di un alloggio ad una famiglia rom. Sul posto anche Casapound, che annuncia sit-in. Raggi replica: "Non possono sostituirsi alle istituzioni".
Imer è un marito e un padre che cerca di incoraggiare sua moglie e i suoi 12 bambini spaventati. “Ci hanno minacciati, ci hanno detto ‘vi ammazziamo, zingari, vi buttiamo una bomba’”. Siamo di nuovo a Casal Bruciato, questa volta in via Satta, al civico 20. E l’offensiva contro i rom continua. “Quando siamo arrivati stamattina qui, all’alloggio che il comune di Roma ci ha dato - dice l’uomo ad HuffPost - loro erano di sotto”. Il sospetto che i militanti di Casapound abbiano ricevuto una “soffiata” da qualcuno c’è. Patrizia, la volontaria e operatrice interculturale dell’Opera nomadi che ha accompagnato la famiglia assegnataria, è sicura: “Quando siamo saliti il dirimpettaio di casa parlava con una vicina e diceva che sapeva già da questa mattina alle 5 che sarebbero venuti. Allora io dico: chi ha fatto trapelare questa notizia? Non lo sapevo neanche io e gli assegnatari non conoscevano il numero civico dell’appartamento”.
A sera di neofascisti ne sono rimasti forse una decina, ma alle 10 “erano più di 50”. La paura di Imer e della sua famiglia non è ancora passata. “Vediamo cosa succede stanotte, se si calma o no la situazione”.
Nella casa non c’è ancora la luce e il capofamiglia non vuole che si riprendano i volti dei suoi figli. E’ tornato da poco da fare la spesa, scortato da due agenti di polizia. Ci fa entrare nell’alloggio che il Campidoglio gli ha dato: “Mia moglie ha fatto domanda nel 2017. Ci è arrivata la lettera dal comune e siamo arrivati stamattina”. Vengono dal campo nomadi della Barbuta, nel settimo municipio, quello di Ciampino. Sono 14 persone in totale e l’età media dei bambini è bassa. Il più grande avrà 10-12 anni al massimo. Sono seduti al buio su un materasso, posto nell’angolo della stanza principale, quello che si può immaginare essere un soggiorno, visto che l’appartamento non è ancora ammobiliato. “Ai bambini ho detto ‘state calmi, non succede niente’. Questi ci vogliono cacciare via, non so per quale motivo”, dice incredulo, con le mani giunte. “Non abbiamo occupato questa casa, hai capito? Adesso non so come finisce”.
Non lo sa nessuno, a dire il vero. Casapound ha annunciato che domani è pronto un sit-in a via Satta, sulla falsariga di quello di via Facchinetti, a poche centinaia di metri di distanza, quando una famiglia rom a cui spettava regolarmente una casa era stata costretta ad andare via. La sindaca Raggi intanto torna all’attacco: “Casapound deve rispettare le leggi dello Stato italiano - scrive su Facebook - Speculano sulla pelle di tutte le persone e, intanto, occupa abusivamente un palazzo in pieno centro a Roma. Predica male e razzola ancora peggio. Non fatevi ingannare da questi imbroglioni”. Tensioni politiche a parte: per Imer e la sua famiglia la notte è ancora lunga.
Imer è un marito e un padre che cerca di incoraggiare sua moglie e i suoi 12 bambini spaventati. “Ci hanno minacciati, ci hanno detto ‘vi ammazziamo, zingari, vi buttiamo una bomba’”. Siamo di nuovo a Casal Bruciato, questa volta in via Satta, al civico 20. E l’offensiva contro i rom continua. “Quando siamo arrivati stamattina qui, all’alloggio che il comune di Roma ci ha dato - dice l’uomo ad HuffPost - loro erano di sotto”. Il sospetto che i militanti di Casapound abbiano ricevuto una “soffiata” da qualcuno c’è. Patrizia, la volontaria e operatrice interculturale dell’Opera nomadi che ha accompagnato la famiglia assegnataria, è sicura: “Quando siamo saliti il dirimpettaio di casa parlava con una vicina e diceva che sapeva già da questa mattina alle 5 che sarebbero venuti. Allora io dico: chi ha fatto trapelare questa notizia? Non lo sapevo neanche io e gli assegnatari non conoscevano il numero civico dell’appartamento”.
A sera di neofascisti ne sono rimasti forse una decina, ma alle 10 “erano più di 50”. La paura di Imer e della sua famiglia non è ancora passata. “Vediamo cosa succede stanotte, se si calma o no la situazione”.
Nella casa non c’è ancora la luce e il capofamiglia non vuole che si riprendano i volti dei suoi figli. E’ tornato da poco da fare la spesa, scortato da due agenti di polizia. Ci fa entrare nell’alloggio che il Campidoglio gli ha dato: “Mia moglie ha fatto domanda nel 2017. Ci è arrivata la lettera dal comune e siamo arrivati stamattina”. Vengono dal campo nomadi della Barbuta, nel settimo municipio, quello di Ciampino. Sono 14 persone in totale e l’età media dei bambini è bassa. Il più grande avrà 10-12 anni al massimo. Sono seduti al buio su un materasso, posto nell’angolo della stanza principale, quello che si può immaginare essere un soggiorno, visto che l’appartamento non è ancora ammobiliato. “Ai bambini ho detto ‘state calmi, non succede niente’. Questi ci vogliono cacciare via, non so per quale motivo”, dice incredulo, con le mani giunte. “Non abbiamo occupato questa casa, hai capito? Adesso non so come finisce”.
Non lo sa nessuno, a dire il vero. Casapound ha annunciato che domani è pronto un sit-in a via Satta, sulla falsariga di quello di via Facchinetti, a poche centinaia di metri di distanza, quando una famiglia rom a cui spettava regolarmente una casa era stata costretta ad andare via. La sindaca Raggi intanto torna all’attacco: “Casapound deve rispettare le leggi dello Stato italiano - scrive su Facebook - Speculano sulla pelle di tutte le persone e, intanto, occupa abusivamente un palazzo in pieno centro a Roma. Predica male e razzola ancora peggio. Non fatevi ingannare da questi imbroglioni”. Tensioni politiche a parte: per Imer e la sua famiglia la notte è ancora lunga.
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