Celle a soqquadro, sale allagate, la protesta sedata dopo tre ore. Carcere di Poggioreale, padiglione Salerno in rivolta: letti divelti e usati come armi, scope e piedi di tavolini trasformati in corpi contundenti, sale allagate, guardie accerchiate. Per ore, in uno degli istituti di pena più affollati di Italia, si è vissuto l'inferno.
Ma è subito risultato evidente che la protesta affondava le radici nelle pessime condizioni di vita nei padiglioni. Già lo scorso sabato il garante per i detenuti, Samuele Ciambriello, aveva lanciato l'allarme: "Nelle carceri si sta consumando un'altra emergenza, la carenza idrica, che in questi giorni di caldo sta gettando nel caos diversi istituti penitenziari.
Le strutture che ospitano i detenuti, spesso antichissime, hanno tubature e condotte usurate dal tempo che non riescono a rifornire di acqua tutti i piani degli edifici, a far fronte a una popolazione carceraria così massiccia".
E dal report dell'associazione Antigone, nell'aprile 2018, risultò che l'istituto dovrebbe ospitare 1.611 posti: attualmente ha più di 600 detenuti in eccesso. E non solo. Si legge ancora nel report: "Il carcere, costruito nel 1918, presenta condizioni generali inadeguate, incompatibili con quanto previsto dall'attuale ordinamento penitenziario, soprattutto da un punto di vista architettonico". Una situazione difficilissima, dunque: i detenuti hanno chiesto un confronto con il provveditore Giuseppe Martone - sul posto con il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e il magistrato di turno Walter Brunetti in stretto contatto con il procuratore Giovanni Melillo.
Tutti hanno ascoltato i detenuti e ne hanno visitato le celle. In pochissimo tempo sono arrivati anche il commissario coordinatore della polizia penitenziaria, Gaetano Diglio, il vice direttore dell'istituto di pena Stefano Martone e il garante per i detenuti, Samuele Ciambriello.
Finalmente nel tardo pomeriggio la protesta è rientrata, il detenuto ammalato è stato portato in ambulanza in ospedale per accertamenti e gli altri si sono impegnati a tentare di riparare i danni, a partire dall'allagamento che avevano provocato. E domani dovrebbe arrivare a Poggioreale il capo del Dap Francesco Basentini.
"E urgente impegnare i 12 milioni già stanziati per ristrutturare i tanti padiglioni antichi e fatiscenti del carcere, Livorno, Napoli, Milano, Salerno, dove le celle sono piene di muffa e di umidità - ha sostenuto Ciambriello al termine della visita - bisogna dire basta ai rinvii e commissariare il provveditorato alle opere pubbliche".
In campo sono scesi subito i sindacati della polizia penitenziaria. "Basta col regime aperto in un carcere con quasi 2.500 detenuti, dove ogni giorno l'incolumità dei colleghi è messa seriamente a rischio. Basta con questo immobilismo - protesta il segretario regionale dell'Uspp, Ciro Auricchio - c'è bisogno di misure urgenti per decongestionare il sovraffollamento, inoltre è necessario implementare la pianta organica dell'istituto dove si registrano carenze di oltre 200 agenti".
"La situazione è molto grave - dice Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe. Mi sembra evidente che c'è la necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell'Amministrazione della giustizia minorile, che assicurino l'ordine e la sicurezza in carcere a Poggioreale tutelando gli agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio.
Ed è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere napoletano". E Gennarino De Fazio, per la Uil-Pa Polizia penitenziaria nazionale interviene dicendo: "Solo pochi giorni fa, nel corso del confronto in atto fra amministrazione penitenziaria e organizzazioni sindacali sul dilagare dei disordini, dei tumulti e delle aggressioni alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria, l'abbiamo detto al capo del Dap Basentini: la fase di studio, analisi e proposte deve essere serrata e rapida e, parallelamente, è indispensabile introdurre misure che elevino gli standard di sicurezza e correggano le falle nei sistemi di custodia, altrimenti si rischia di arrivare troppo tardi esattamente come nel detto popolare: mentre il medico si istruisce, il malato muore".
Daniela De Crescenzo
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