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mercoledì 26 giugno 2019

Il paradosso di Lampedusa, 300 migranti arrivati in un mese con gli scafisti, accolti e assistiti. Se arrivano con le ONG sono sequestrati sulle navi.

La Repubblica
Usano piccoli barchini e il trucco della «nave madre», tutti vengono avviati alle strutture di accoglienza.
A Lampedusa, nell’ultimo mese, sono successe molte cose. Certo, la Sea Watch che oggi ha deciso di forzare il blocco per tentare di far sbarcare i suoi 43 migranti esausti, è la più drammatica. 


Ma nel silenzio, un giorno dopo l’altro, circa 300 migranti hanno toccato le coste dell’isola arrivando con i barconi e sono stati avviati alle strutture di pronto intervento. Gli ultimi 8, secondo quanto fa sapere il sindaco Totò martello, sono approdati stanotte. 

Il paradosso è evidente: chi arriva grazie agli scafisti trova accoglienza, chi viene soccorso dalle ong viene ostacolato con ogni mezzo ed è costretto a trascorrere settimane in balìa del mare. Ma non solo a Lampedusa il confine italiano si sta rivelando molto permeabile: continuano gli sbarchi anche lungo la rotta ionica che ha il suo terminale in Calabria.

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Frontiere non chiuse
Ma nelle settimane precedenti, sempre a piccoli gruppi, altre 200 persone circa sono riuscite ad arrivare a Lampedusa: senza l’ausilio di navi Ong i barchini sono arrivati in prossimità della costa e qui la Guardia di Finanza o la Guardia Costiera hanno soccorso gli occupanti delle imbarcazioni. Nessuno di loro è stato rimandato indietro, tutti hanno trovato accoglienza. 

Così come sono rimaste in Italia le altre persone (anche in questo caso almeno un centinaio) giunte nella zona di crotone e Isola Capo Rizzuto a bordo di barche a vela: sono tutte partite dalla Turchia grazie a skipper russi o ucraini (spesso arrestati) e usano l’espediente della navigazione a vela proprio per sfuggire ai controlli.di Claudio Del Frate

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