Cinquanta detenuti politici liberati lunedì, altri 56 ieri, tra cui il direttore e la giornalista di "100% Noticias", Miguel Mora e Lucía Pineda, in carcere dal dicembre scorso con l'accusa di terrorismo e incitazione all'odio.
Sono gli effetti della legge sull'amnistia approvata in Nicaragua dal Parlamento sabato scorso, con i soli voti della maggioranza sandinista e la contrarietà dell'opposizione riunita nel cartello dell'Alianza Cívica.
Secondo le opposizioni sono ancora 89 gli oppositori che si trovano in carcere. La legge è stata contestata perché viene presentata come un provvedimento di clemenza, peraltro previsto dai precedenti accordi raggiunti al tavolo del dialogo nazionale nei mesi scorsi, senza garantire le libertà e i diritti dei cittadini.
Secondo le opposizioni sono ancora 89 gli oppositori che si trovano in carcere. La legge è stata contestata perché viene presentata come un provvedimento di clemenza, peraltro previsto dai precedenti accordi raggiunti al tavolo del dialogo nazionale nei mesi scorsi, senza garantire le libertà e i diritti dei cittadini.
La liberazione dei detenuti è stata comunque accolta in modo festoso ed è stata anzi l'occasione perché a Managua si formassero gruppi di manifestanti che chiedevano il ritorno a una piena libertà nel Paese.
L'arcidiocesi di Managua, sui propri profili social, ha rilanciato una frase pronunciata domenica scorsa, in un colloquio con alcuni giornalisti, dall'arcivescovo, il card. Leopoldo Brenes: "Che escano dal carcere tutti i detenuti darà gioia a tutte le famiglie, speriamo che questa legge non le danneggi e che tutti coloro che sono stati privati della loro libertà possano vivere liberamente nel loro Paese".
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