Non lontano da noi ci sono 200 mila persone allo stremo. Apriamo corridoi umanitari insieme ad altri Paesi Ue
Frans Francken il Giovane, La parabola del ricco cattivo e del povero Lazzaro |
Il recente bombardamento aereo del generale Haftar su un campo di profughi ha provocato quaranta morti. Come si può parlare della Libia come di una terra che offre garanzie di vivibilità e di porti sicuri? Come restare indifferenti?
Papa Francesco, in un recente Angelus, si è così espresso dopo la morte dei quaranta profughi: «La comunità internazionale non può tollerare fatti così gravi. Prego per le vittime... Auspico che siano organizzati in modo esteso e concertato i corridoi umanitari per i migranti più bisognosi».
Se non si muoverà qualcosa, gli europei saranno accusati di aver abbandonato i profughi in un "inferno" come la Libia. Perché questa è la Libia di oggi. Basta pensare ai campi "irregolari", dove la gente vive in condizioni disumane: si muore per malattia, denutrizione, mentre i maltrattamenti e le torture sono all'ordine del giorno.
Nei campi ci sono circa 20 mila persone. Papa Francesco, tempo fa, parlò di questi luoghi come "lager". Ci fu chi si scandalizzò, ma la realtà documentata di alcuni di essi lo conferma. I rifugiati in Libia sono presi nella morsa di una guerra tra leader in lotta con le loro milizie, tra mafie d`ogni genere, terroristi.
Chi riesce a fuggire in mare ha oggi meno possibilità di salvarsi di ieri. Nel 2018 c'è stato un morto nel Mediterraneo su 14 che hanno compiuto il viaggio (nel 2017 il rapporto fu di uno su 38). Non si può abbandonare questa gente.
In Italia si è creata una visione deformata della realtà. Non siamo invasi! Nei primi mesi del 2019, la Grecia ha ricevuto 17 mila rifugiati e la Spagna 12.500. Più di 1.000 sono stati accolti dalla piccola Malta (450 mila abitanti, poco più di Bologna). L`Italia ha ricevuto 2.400 persone. Sono i dati dell`Agenzia dell`Onu per i rifugiati. Eppure, a ogni sbarco in Italia, c'è un polverone mediatico, tanto che sembra siamo sulla soglia dell`invasione dal Sud.
Proviamo a ragionare responsabilmente. Assumiamo uno sguardo umano ed equilibrato, non emozionale: non solo nella prospettiva italiana, ma anche in quella di chi languisce a 500 chilometri dalle nostre coste. Ci sono 200 mila persone in gravissima difficoltà.
Aprire corridoi umanitari significa che, a scaglioni e nel tempo, partendo dai fragili, si potrebbe liberare questa gente da una condizione impossibile, facendoli venire in Europa. L`Italia potrebbe stimolare accordi bilateri con Paesi europei che, come Francia, Belgio, Germania, Portogallo, praticano le ammissioni umanitarie.
Si salverebbero queste persone e, con essi, l'onore del Paese. Per noi cristiani, restare indifferenti ricorda l`atteggiamento del "ricco epulone" che banchettava lautamente, mentre il povero Lazzaro giaceva alla porta, affamato, coperto di piaghe e tra i cani. Sì, perché i rifugiati sono alla nostra porta!
Non possiamo guardare solo a noi stessi. Non lo abbiamo fatto anche quando eravamo più poveri. Guardiamo oltre la nostra porta con meno paura!
Andrea Riccardi
Fonte: Andrea Riccardi, il blog
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