“Noi soccorriamo con tutto il cuore i migranti in difficoltà, e lo facciamo anche come omaggio alla memoria di mio figlio morto”.
Gaspare Giarratano, 63 anni, ha la voce ferma.
La sua è diventata una missione dopo la morte del figlio.
E’ l’armatore della “Accursio Giarratano”, il motopeschereccio di Sciacca (Agrigento) che ha sospeso le proprie attività di pesca a circa 50 miglia dalla costa di Malta dopo essersi imbattuto in un gommone carico di migranti disidratati e in evidente difficoltà.
Non è la prima volta che a questa imbarcazione, al comando c’è Carlo, l’altro figlio di Gaspare, capita di incontrare sulla propria rotta barconi o piccole imbarcazioni piene di disperati.
Succede spesso, anche perché l'”Accursio Giarratano” è un natante autorizzato alla pesca mediterranea, che può solcare le acque internazionali.
“E tutte le volte noi facciamo il nostro dovere, sbracciandoci e aiutando uomini, donne e bambini, perché è giusto così”, dice orgoglioso l’armatore.
“Mio figlio Accursio – spiega – è morto nel 2002, dopo una lotta lunga due anni contro un male incurabile che lo aveva colpito. Se n’è andato che aveva appena 15 anni, e la nostra barca oggi porta il suo nome”.
“Come potremmo voltarci dall’altra parte – aggiunge – di fronte alle richieste di aiuto che provengono da esseri umani, che possono essere anche bambini, che magari ci guardano con gli occhi di mio figlio? No, noi li salviamo, e lo facciamo anche pensando al mio ragazzo, perché lui era come noi, e da lassù ci benedice”.
Intanto, dopo il no opposto alla “Accursio Giarratano” dall’autorità maltese alla disponibilità di un porto sicuro dove fare sbarcare il gommone, nella zona di mare dove il motopeschereccio si è fermato per assistere i migranti, è arrivata la motovedetta cp319 proveniente da Lampedusa, che ha preso in carico i migranti accogliendoli a bordo e riprendendo la propria rotta verso l’isola agrigentina.
“Adesso ci sentiamo più tranquilli, possiamo tornarcene a casa”, dice il comandante del motopeschereccio Carlo Giarratano.
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