Guardatela sino a stamparvela nella testa, la foto del bambino sgomberato, che se ne va con una pila di libri in mano. È lo specchio dell’Italia di oggi, che odia la cultura, se la prende coi più deboli e ha distrutto ogni ascensore sociale.
ANSA/Massimo Percossi |
Non serve FaceApp per vedere come sarà l’Italia da vecchia. Basta una fotografia, quella scattata da Massimo Percossi dell’Ansa durante lo sgombero dell’ex istituto agrario di via Cardinal Capranica, a Roma, nel quartiere di Primavalle.
La foto la conoscete, l’avrete vista centomila volta, solo ieri, ma dovreste continuare a guardarla fino a stamparvela nel cervello: ritrae un bambino di sette, otto anni appena, che esce dall’edificio occupato reggendo una pila di libri tra le mani, sotto lo sguardo di un poliziotto.
Quel bambino è tra gli 80 e più minori che abitavano lì, che frequentavano la scuola del quartiere, che pur in una situazione di illegalità - di cui non aveva responsabilità né colpa - aveva trovato un suo posto nel mondo, un futuro possibile fatto di sapere e cultura.
Non sono un vezzo, quei libri, per il bambino di Primavalle. Sono l’unica possibilità di salvezza, l’unica via per emanciparsi dall’indigenza e dalla marginalità. L’unica legale, perlomeno.
Non sono un vezzo, quei libri, per il bambino di Primavalle. Sono l’unica possibilità di salvezza, l’unica via per emanciparsi dall’indigenza e dalla marginalità. L’unica legale, perlomeno.
E lo sono anche per noi, quei libri nelle mani di quel bambino: l’unica speranza di ridare vita a un Paese morto, di far ripartire quell’ascensore sociale che è precondizione di ogni crescita e di ogni benessere, l’unica strada per costruire un po’ di futuro, anziché subirlo.
E che il bambino abbia tratti somatici da italiano autoctono o da italiano di seconda generazione, o da straniero, sinceramente non ci interessa nulla: per noi è solo un bambino coi libri, il bene più prezioso che abbiamo, cui viene impedito di studiare.
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