Le testimonianze raccolte dalla Bbc nei villaggi musulmani. La replica: azioni preventive. Tremila in carcere. "Hanno picchiato ogni parte del mio corpo. Ci hanno preso a calci, ci hanno picchiato con dei cavi. Poi ci hanno colpito sulla parte posteriore delle gambe. Quando siamo svenuti ci hanno dato scosse elettriche per farci rinvenire.
La regione a maggioranza musulmana contesa tra India e Pakistan |
Se urlavamo ci riempivano la bocca di fango". Una mezza dozzina di villaggi, diversi testimoni: alza il velo sul Kashmir l'inchiesta di Sameer Hashmi, corrispondente della Bbc, che ha documentato i presunti abusi e torture subite dai musulmani per mano dell'esercito indiano. Il giornalista spiega di non aver potuto verificare le dichiarazioni dei testimoni.
Ma come prova pubblica le fotografie di corpi martoriati. Per paura di ritorsioni, le vittime hanno deciso di non denunciare l'accaduto alle autorità. E non hanno voluto rivelare alla Bbc i loro veri nomi. "Ci picchiano come se fossimo animali. Non ci considerano umani", ha riferito un altro testimone ad Hashmi.
Le torture e gli abusi sarebbero avvenute il 6 agosto, dopo che New Delhi ha revocato l'articolo 37 della Costituzione che garantisce l'autonomia della regione contesa con il Pakistan, arrestando 3mila persone, imponendo il coprifuoco e sospendendo comunicazioni telefoniche e internet. E dopo che sono stati inviati altri 4o mila militari in quella che viene giò considerata una delle zone più militarizzate del mondo.
Da parte loro i vertici dell'esercito indiano hanno risposto di "non aver mai maltrattato alcun civile", bollando le accuse come "infondate e non comprovate". L'operazione militare nel Kashmir è stata presentata come "preventiva" e tesa al "mantenimento della legge e dell'ordine" nell'unica regione indiana a maggioranza musulmana. "Nessuna accusa specifica di questa natura ci è mai giunta. Queste accuse sono state alimentate da elementi nemici" ha dichiarato alla Bbc il colonnello Aman Anand, portavoce dell'esercito.
Secondo le testimonianze raccolte dall'emittente britannica, però i militari avrebbero torturato i civili per ottenere informazioni sui nomi di oppositori, di simpatizzanti dei gruppi separatisti e manifestanti da anni in lotta contro il dominio indiano. "Il mondo non può ignorare il Kashmir. Se non agirà per fermare l'assalto dell'India sul Kashmir, due Stati muniti di armi nucleari si avvicineranno a un confronto militare diretto", ha scritto il premier pachistano Imran Khan, in un editoriale pubblicato ieri sul New York Times.
Marta Serafini
Ma come prova pubblica le fotografie di corpi martoriati. Per paura di ritorsioni, le vittime hanno deciso di non denunciare l'accaduto alle autorità. E non hanno voluto rivelare alla Bbc i loro veri nomi. "Ci picchiano come se fossimo animali. Non ci considerano umani", ha riferito un altro testimone ad Hashmi.
Le torture e gli abusi sarebbero avvenute il 6 agosto, dopo che New Delhi ha revocato l'articolo 37 della Costituzione che garantisce l'autonomia della regione contesa con il Pakistan, arrestando 3mila persone, imponendo il coprifuoco e sospendendo comunicazioni telefoniche e internet. E dopo che sono stati inviati altri 4o mila militari in quella che viene giò considerata una delle zone più militarizzate del mondo.
Da parte loro i vertici dell'esercito indiano hanno risposto di "non aver mai maltrattato alcun civile", bollando le accuse come "infondate e non comprovate". L'operazione militare nel Kashmir è stata presentata come "preventiva" e tesa al "mantenimento della legge e dell'ordine" nell'unica regione indiana a maggioranza musulmana. "Nessuna accusa specifica di questa natura ci è mai giunta. Queste accuse sono state alimentate da elementi nemici" ha dichiarato alla Bbc il colonnello Aman Anand, portavoce dell'esercito.
Secondo le testimonianze raccolte dall'emittente britannica, però i militari avrebbero torturato i civili per ottenere informazioni sui nomi di oppositori, di simpatizzanti dei gruppi separatisti e manifestanti da anni in lotta contro il dominio indiano. "Il mondo non può ignorare il Kashmir. Se non agirà per fermare l'assalto dell'India sul Kashmir, due Stati muniti di armi nucleari si avvicineranno a un confronto militare diretto", ha scritto il premier pachistano Imran Khan, in un editoriale pubblicato ieri sul New York Times.
Marta Serafini
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.