Quasi 11.000 persone. È il numero ingombrante dell'Isola greca di Lesbos, Moria, dove dalla crisi che l'ha travolta, nel 2015, gli arrivi quotidiani spesso superano le centinaia di unità. Secondo le statistiche dell’Alto commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, le nazionalità più numerose sono afgane mentre seguono quelle siriane. Tremila in tutto i minori presenti a Moria, 240 gli ultimi arrivati tra loro.
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E sono i bambini, nonostante tutto, come potete constatare guardando le immagini del servizio che vi proponiamo, a consegnare al quadro drammatico vigente un'apparente condizione di normalità. Loro, i bambini, continuano a giocare a scambiarsi pezzi di allegria tra calcinacci e acqua sporca e per i genitori sono certo la maggiore preoccupazione, come riferisce Hazrat Yagubi a esempio:
"Non abbiamo nemmeno una vera tenda e ho paura per quando arriverà la pioggia. Ma quello che piu' mi preoccupa è che i miei bambini non potranno andare a scuola. Stanno perdendo del tempo devono imparare le lingue, per me questa è una priorità".
Soltanto a una parte dei refugiati, inoltre, è concessa la possibilità di spostarsi in Grecia per necessità. In particolare i minori non accompagnati, i genitori single e gli anziani. La storia di Fowziye Rezaei, a esempio, che ha dovuto scegliere fra la salute e l'amore per il figlio, è emblematica:
"Ho 60 anni e sono malata. Mi fanno male le ginocchia e ho un problema al cuore. Le autorità mi hanno dato il permesso di andare ad Atene per farmi visitare, ma non permettono a mio figlio di accompagnarmi. Ho protestato ma niente... Come faccio a viaggiare da sola, è inumano..".
Al momento Il governo greco, come riferisce il Corriere della Sera, intende trasferire circa 1000 rifugiati appartenenti a gruppi ad alta vulnerabilità, dall’hotspot di Moria al centro di Nea Kavala nella zona di Kilkis, nella Grecia settentrionale.
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