Li avevano accusati di reati gravissimi: favoreggiamento del terrorismo, eversione, attentato alle istituzioni, ma, dopo tre anni di ingiusta e vessatoria detenzione la corte d’appello di Istanbul ha ordinato la liberazione di cinque ex giornalisti del quotidiano turco di opposizione Cumhuriyet.
Una vignetta satirica di Musa Kart, uno dei giornalisti liberati |
I cinque giornalisti stavano scontando una condanna per «complicità e favoreggiamento con gruppi terroristici, senza esserne membri», come recitano gli ambigui e generici capi di imputazione. «Dopo la sentenza, aspettiamo la liberazione dei cinque ex giornalisti, già nelle prossime ore» ha dichiarato l’avvocato Tora Pekin.
Laico, libertario e duramente ostile alla presidenza Erdogan, negli ultimi anni Cumhuryet era diventato una bandiera della lotta alla deriva totalitaria che ha colpito la politica e la società turca dal fallito golpe del 2016, al quale sono seguite pesantissime ondate repressive da parte del governo, con centinaia di migliaia di arresti tra militari, magistrati, avvocati, giornalisti, insegnanti.
Dopo che la redazione, era stata falcidiata, l’editore era stato costretto ad aggiustare la sua linea; pur rimanendo critico verso il sisetma Erdogan, Cumhuryet in questi ultimi due anni ha abbassato i toni e rinunciato al suo tradizionale stile sferzante nei cofronti di qualsiasi potere. Un’autocensura figlia del clima da caccia alle streghe che si respira in Turchia, nonostante la luna di miele tra Erdogan e l’elettorato sia finita, come dimostra la bruciante sconfitta alle municipali di Istanbul.
La notizia della scarcerazione dei cinque giornalisti è un bel segnale per chi da sempre difende la libertà d’espressione come uno dei pilastri dello Stato di diritto; in particolare l’avvocatura italiana saluta il proscioglimento dei reporter esprimendo una forte soddisfazione per qauello che potrebbe essere uno dei primi tasselli del ritorno a una giustizia meno condizionata dagli interessi politici del presidente.
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