Parole pesanti come macigni. Sono quelle di Wole Soyinka, poeta e drammaturgo nigeriano, Premio Nobel per la letteratura nel 1986.
Cosa pensa dell’immigrazione e della politica dei porti chiusi?
“Questa è un’altra cosa. È l’incapacità di vedere degli esseri umani bisognosi come altri esseri umani più sfortunati di noi e poi trasformare questa incapacità in ideologia, adducendo anche la purezza della natura o questioni economiche.
“Questa è un’altra cosa. È l’incapacità di vedere degli esseri umani bisognosi come altri esseri umani più sfortunati di noi e poi trasformare questa incapacità in ideologia, adducendo anche la purezza della natura o questioni economiche.
Così si ergono i muri contro le orde in arrivo. Storicamente la maggior parte dei paesi che oggi si sentono minacciati hanno delle responsabilità nelle origini di queste migrazioni. La non riconoscibilità della responsabilità storica è grave quanto la responsabilità coloniale e lo sfruttamento economico.
Prima o poi, tutte queste colpe tornano al mittente. Per risolvere la situazione occorrerebbe un dialogo strutturale, serio da intraprendere con urgenza tra le nazioni verso cui si dirigono e da cui provengono le ondate migratorie.
Ci sono migliaia di persone che muoiono nel Mar Mediterraneo ma ce ne sono molte di più morte nel deserto del Sahara o che vengono vendute in schiavitù. Ci sono tanti altri campi di morte lungo questi tragitti, il Mediterraneo è solo quello più visibile grazie ai media”.
Cosa sta causando questa diaspora africana?
“Stiamo subendo una gravissima fuga di cervelli. Tra quelli che annegano e quelli di cui si rinvengono solo le ossa essiccate dal sole nel Sahara, stiamo perdendo enormi risorse attuali e future. Lo dimostra il fatto che molti di coloro che ce la fanno e arrivano nella cosiddetta terra promessa, si distinguono e ottengono successi personali come imprenditori, medici, ingegneri e riescono a mantenere anche le famiglie d’origine.
Cosa sta causando questa diaspora africana?
“Stiamo subendo una gravissima fuga di cervelli. Tra quelli che annegano e quelli di cui si rinvengono solo le ossa essiccate dal sole nel Sahara, stiamo perdendo enormi risorse attuali e future. Lo dimostra il fatto che molti di coloro che ce la fanno e arrivano nella cosiddetta terra promessa, si distinguono e ottengono successi personali come imprenditori, medici, ingegneri e riescono a mantenere anche le famiglie d’origine.
In Nigeria, durante il periodo della dittatura, è stata formata una task force per capire come riportare in patria i giovani che se n’erano andati. Ebbene, il risultato è stato che non è stata riconosciuta nessuna fuga di cervelli. Anzi, era la Nigeria che stava aiutando gli altri paesi, donando loro i nostri giovani migliori”.
Cos’è la speranza per Wole Soyinka?
“Ho dimenticato quella parola decenni fa. Sono un pragmatico, cerco di capire come salvarci dalla situazione attuale, in Africa come altrove, perché è un gran casino sia che si parli di clima, di Brexir, di migrazioni e di integralismo islamico”.
Cos’è la speranza per Wole Soyinka?
“Ho dimenticato quella parola decenni fa. Sono un pragmatico, cerco di capire come salvarci dalla situazione attuale, in Africa come altrove, perché è un gran casino sia che si parli di clima, di Brexir, di migrazioni e di integralismo islamico”.
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