Scoppia la polemica, che coinvolge anche Forza Italia. Carfagna: questa non è la mia casa, stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle.
Nasce al Senato una commissione straordinaria per combattere razzismo, antisemitismo e ogni forma di istigazione all'odio. Ma la creatura voluta da Liliana Segre non ha i voti di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia.
Matteo Salvini (in Aula per il voto) si difende in nome del no a razzismo, odio e antisemitismo «senza se e senza ma», accusando però la sinistra di spacciare per razzismo lo slogan sovranista "Prima gli italiani". E avverte: «Non vogliamo bavagli e stato di polizia che ci riportano a Orwell».
Oltre al documento della maggioranza, sul tavolo di Palazzo Madama c'erano altre quattro mozioni (due di FdI, una della Lega e una di FI). Avviata la discussione, dalle opposizioni sono cominciati i distinguo. Eppure, l'ex bambina che fu deportata ad Auschwitz e una dei 25 piccoli italiani sopravvissuti all'Olocausto, ci contava su un voto il più ampio possibile.
«Speravo che sull'odio in generale il Senato sarebbe stato festante e avrebbe trovato una sintonia generale», ammette amara Segre. Dopo l'approvazione, l'Aula l'ha applaudita a lungo, tutti in piedi ed Emma Bonino si è avvicinata e le ha stretto la mano. Del resto la vicinanza a parole è stata unanime, specie dopo i tanti insulti ricevuti. Tuttavia a non convincere il centrodestra, alcuni passaggi del testo. Per FdI, ad esempio, tra le espressioni di odio nella mozione si citano nazionalismo ed etnocentrismo e allora il senatore Giovanbattista Fazzolari osserva: «Così si mette fuori legge Fratelli d'Italia».
Per la Lega non è in dubbio la buona fede e la storia dell'ex deportata ma il rischio di «un uso strumentale» della commissione. Il capogruppo Massimiliano Romeo in Aula fa qualche esempio: «Sostenere che la famiglia formata da un uomo e una donna è un'espressione di odio rispetto ad altri tipi di famiglia? Dire che l'immigrazione illegale può mettere a repentaglio la nostra civiltà, è odio?». Da qui il niet leghista alla proposta lanciata dal Pd di votare un'unica mozione, partendo da quella Segre, per non fare «una classifica» di diversi tipi di odio.
Ma a far saltare il tentativo di unità si è aggiunta Iv: «Non mettiamo nessuna firma a una mozione con la Lega - è la stilettata del capogruppo Davide Faraone - perché i contenuti delle mozioni sono alternativi». Per un pò FI tenta la strada dell'unità, sperando in un testo condiviso ma alla fine cede e segue gli alleati: «Riteniamo troppo ambiguo il passaggio sul contrasto ai nazionalismi - spiega Lucio Malan per giustificare l'astensione - e la necessità di colpire anche dichiarazioni sgradite, anche quando non siano lesive della dignità della persona».
Ma in Forza Italia c'è chi protesta per il mancato sì: "La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull'antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell'alleanza di centrodestra andiamo a rimorchio senza rivendicare la nostra identità. Se l'unità della coalizione in politica è un valore aggiunto, essa non può compromettere i valori veri, quelli che fanno parte della nostra storia", è il duro commento di Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.
Oltre al documento della maggioranza, sul tavolo di Palazzo Madama c'erano altre quattro mozioni (due di FdI, una della Lega e una di FI). Avviata la discussione, dalle opposizioni sono cominciati i distinguo. Eppure, l'ex bambina che fu deportata ad Auschwitz e una dei 25 piccoli italiani sopravvissuti all'Olocausto, ci contava su un voto il più ampio possibile.
«Speravo che sull'odio in generale il Senato sarebbe stato festante e avrebbe trovato una sintonia generale», ammette amara Segre. Dopo l'approvazione, l'Aula l'ha applaudita a lungo, tutti in piedi ed Emma Bonino si è avvicinata e le ha stretto la mano. Del resto la vicinanza a parole è stata unanime, specie dopo i tanti insulti ricevuti. Tuttavia a non convincere il centrodestra, alcuni passaggi del testo. Per FdI, ad esempio, tra le espressioni di odio nella mozione si citano nazionalismo ed etnocentrismo e allora il senatore Giovanbattista Fazzolari osserva: «Così si mette fuori legge Fratelli d'Italia».
Per la Lega non è in dubbio la buona fede e la storia dell'ex deportata ma il rischio di «un uso strumentale» della commissione. Il capogruppo Massimiliano Romeo in Aula fa qualche esempio: «Sostenere che la famiglia formata da un uomo e una donna è un'espressione di odio rispetto ad altri tipi di famiglia? Dire che l'immigrazione illegale può mettere a repentaglio la nostra civiltà, è odio?». Da qui il niet leghista alla proposta lanciata dal Pd di votare un'unica mozione, partendo da quella Segre, per non fare «una classifica» di diversi tipi di odio.
Ma a far saltare il tentativo di unità si è aggiunta Iv: «Non mettiamo nessuna firma a una mozione con la Lega - è la stilettata del capogruppo Davide Faraone - perché i contenuti delle mozioni sono alternativi». Per un pò FI tenta la strada dell'unità, sperando in un testo condiviso ma alla fine cede e segue gli alleati: «Riteniamo troppo ambiguo il passaggio sul contrasto ai nazionalismi - spiega Lucio Malan per giustificare l'astensione - e la necessità di colpire anche dichiarazioni sgradite, anche quando non siano lesive della dignità della persona».
Ma in Forza Italia c'è chi protesta per il mancato sì: "La mia Forza Italia, la mia casa, non si sarebbe mai astenuta in un voto sull'antisemitismo. Stiamo tradendo i nostri valori e cambiando pelle. Intendo questo quando dico che nell'alleanza di centrodestra andiamo a rimorchio senza rivendicare la nostra identità. Se l'unità della coalizione in politica è un valore aggiunto, essa non può compromettere i valori veri, quelli che fanno parte della nostra storia", è il duro commento di Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia.
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