Il popolo curdo - 35-40 milioni - è forse il più grande gruppo etnico senza uno Stato, sparso su un territorio montagnoso che abbraccia Turchia, Siria, Iraq e Iran
Veterani curdi in marcia per protestare contro l’attacco della Turchia (Afp) |
La nazione senza Stato
Il “grande Kurdistan” è sempre stato un sogno. Niente di più. Anche quando una piccola parte di esso, il Kurdistan iracheno, aveva osato indire un referendum, il 25 settembre 2017, votando un’indipendenza dall’Iraq che non è mai avvenuta. Anzi, che ha decisamente peggiorato le cose rispetto a prima a causa dell’aperta opposizione di Iran, Iraq, Turchia, ma anche del mancato appoggio di Stati Uniti ed Europa. Nessuno voleva il Kurdistan iracheno. Nessuno pare volere un Kurdistan siriano indipendente. Soprattutto la Turchia. Ankara teme che un simile scenario possa rinvigorire le aspirazioni secessioniste degli oltre 20 milioni di curdi presenti sul suo territorio.
Il popolo curdo - 35-40 milioni - è forse il più grande gruppo etnico senza uno Stato, sparso su un territorio montagnoso che abbraccia Turchia, Siria, Iraq e Iran. Dalla scoppio della rivolta contro il regime siriano, nel marzo 2011, il Rojava, così come i curdi siriani (il 10% della popolazione) chiamano la zona dove abitano nel nord est della Siria, è divenuto di fatto autonomo. È qui che ieri è scattata la campagna turca volta a creare una fascia di sicurezza a ridosso del confine.
Il tradimento del 1923
Il primo grande tradimento risale al 24 luglio 1923, a Losanna quando le grandi potenze si rimangiarono quanto promesso tre anni prima in un trattato che gettava le basi per la creazione a uno Stato curdo indipendente. La storia successiva è costellata di tentativi di indipendenza, abbozzati o riusciti, come la Repubblica di Mahabad , fondata in una piccola regione del Kurdistan iraniano il 22 gennaio 1946. Un primo tentativo di autonomismo curdo a cui tutte le potenze alleate voltarono le spalle. E a cui Teheran pose fine dopo 11 mesi.
Argine contro l’Isis
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