Nello Yemen su 30 milioni di persone, 24 milioni hanno bisogno di aiuto umanitario. Di queste 18 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e soffrono di malnutrizione. Potrebbero bastare questi dati, in continuo aumento da quando, quasi 5 anni fa è scoppiata la guerra a dare il quadro, tragico della situazione nel Paese.
Nel Paese non cessano i bombardamenti dal cielo e gli scontri via terra, esplosi nel corso dell’estate anche nel sud del Paese, causando tra giugno e agosto il 54% di vittime civili (morti e feriti) con il 79% di abitazioni civili colpite. Solo dall’inizio dell’anno il bilancio è di oltre 700 civili uccisi e 1.600 feriti, che vanno ad aggiungersi alle oltre 17 mila registrate ufficialmente tra il 2015 e il 2018. Anche se alcune autorevoli stime parlano di decine di migliaia di vittime civili dall’inizio della crisi.
A causa del conflitto in Yemen oggi 2 persone su 3 non hanno accesso all’assistenza sanitaria di base e solo la metà delle strutture sanitarie sono funzionanti. Il resto è stato distrutto o danneggiato gravemente dalla guerra. Una situazione disperata di cui i primi a farne le spese sono proprio donne e bambini, che oltre ad essere esposti a malattie come colera e difterite, rappresentano oltre il 76% degli sfollati interni arrivati al oltre 3,6 milioni dal marzo 2015
Dal luglio 2015 Oxfam, insieme a partner locali, ha aiutato più di 3 milioni di persone in nove governatorati garantendo acqua, servizi igienico-sanitari, cibo. In particolare ripariamo le reti idriche, realizziamo la disinfezione delle fonti idriche con cloro, forniamo alle famiglie attrezzature per la depurazione dell’acqua e distribuiamo materiali per l’igiene. Ma ci confrontiamo quotidianamente con bisogni crescenti.
Di fronte a tutto questo purtroppo, l’impegno italiano e quello della comunità internazionale è del tutto insufficiente: l’Italia ha stanziato nel 2018 e nel 2019 appena 5 milioni di euro in aiuti, l’equivalente di quanto necessario a una singola organizzazione umanitaria come Oxfam per due mesi di lavoro nel Paese. Allo stesso tempo, il piano di risposta delle Nazioni Unite per quest’anno è fermo al 52% di quanto necessario, ossia mancano ancora all’appello 2 miliardi di dollari.
Paolo Perrati
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