Violazione dei diritti dell'uomo. L'Osservatorio sugli armamenti e altre Ong hanno raccolto testimonianze di dissidenti "bastonati e rinchiusi" nell'area segreta degli Emirati a Balhaf.
Sono stato rinchiuso in una cella. Poi mi hanno preso a pugni e bastonato, trascinato per la barba e colpito al volto. Mi hanno fatto credere che i miei compagni di cella mi avessero denunciato e accusato di far parte dell'Isis, di Al Qaeda o dei Fratelli Musulmani".
Mohammad (nome di fantasia) è yemenita. Sostiene di essere stato rinchiuso e picchiato dalle forze emirate a Balhaf, costa sud dello Yemen, in un sito industriale gestito dal consorzio Yemen Lng (Ylng) il cui principale azionista è il gruppo francese Total (circa il 40%).
La sua testimonianza emerge da un rapporto pubblicato giovedì scorso dall'Osservatorio sugli armamenti e dalla Ong SumOfUs, in collaborazione con Amici della Terra ("Operation Shabwa - La Francia e Total in guerra nello Yemen?"), che Mediapart e Le Monde hanno potuto consultare.
Vi sono prove che l'impianto di Balhaf è stato usato dagli Emirati Arabi Uniti come prigione segreta dove i detenuti sarebbero stati sottoposti a trattamenti "disumani e degradanti". I fatti risalgono al 2017 e 2018, durante la guerra, ancora in corso, tra i ribelli Huthi, un movimento politico islamico armato, e il governo di Abd Rabbih Mansur Hadi, presidente riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dal 2015 dalla coalizione di Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Abbiamo contattato sia Total che Ylng, senza risposta.
[...]
Le associazioni denunciano anche la creazione sul sito nel 2017 e 2018 di una prigione segreta, basandosi sulle testimonianze di due yemeniti, tra cui Mohammad. "Tra 5 e 10 detenuti sono ammassati in celle minuscole, di 5-8 metri quadrati. Dormono per terra. Non c'è acqua corrente e si soffoca per il caldo. Vengono segnalati casi di tortura e maltrattamenti: i prigionieri sono picchiati e i malati lasciati senza cure", si legge nel rapporto. Anche l'associazione Sam di Ginevra per i diritti e la libertà aveva registrato l'arresto nell'agosto 2017 e la detenzione nel sito di Balhaf di diverse persone, tra cui bambini.
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"Le persone che vi sono rinchiuse sono in genere accusate di appartenere a al-Qaeda nella penisola arabica (Aqap)", scrivono l'Osservatorio sugli armamenti e Sum Of Us. Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, verrebbe preso di mira anche chi critica la coalizione e i suoi alleati, tra cui attivisti e giornalisti, nonché sostenitori e membri del Congresso di riforma yemenita. "Tuttavia - scrive ancora Amnesty - molti arresti si baserebbero su sospetti infondati e vendette personali".
La Ong reclamava già nel luglio 2018 l'apertura di "inchieste per crimini di guerra". "In queste carceri si sono verificati atti di tortura", hanno dichiarato a Media-part Bonyan Jamal e Ali Al Razzaqi, due avvocati della Ong yemenita Mwatana for Human Rights, che lavorano sulle prigioni segrete. Le associazioni chiedono ora l'apertura di una commissione d'inchiesta per fare luce sulle responsabilità della Francia nella situazione in Yemen.
Dopo le rivelazioni di giovedì, Total ha diffuso un comunicato: "Total è stato informato nell'aprile 2017 dalla Yemen Lng, della requisizione, da parte delle autorità internazionalmente riconosciute dello Yemen, di una parte delle installazioni del sito di Balhaf, non in uso, a favore delle forze della coalizione". Ma che Total "non dispone di informazioni relative all'uso che la coalizione ne fa".
*Traduzione di Luana De Micco
Mohammad (nome di fantasia) è yemenita. Sostiene di essere stato rinchiuso e picchiato dalle forze emirate a Balhaf, costa sud dello Yemen, in un sito industriale gestito dal consorzio Yemen Lng (Ylng) il cui principale azionista è il gruppo francese Total (circa il 40%).
La sua testimonianza emerge da un rapporto pubblicato giovedì scorso dall'Osservatorio sugli armamenti e dalla Ong SumOfUs, in collaborazione con Amici della Terra ("Operation Shabwa - La Francia e Total in guerra nello Yemen?"), che Mediapart e Le Monde hanno potuto consultare.
Vi sono prove che l'impianto di Balhaf è stato usato dagli Emirati Arabi Uniti come prigione segreta dove i detenuti sarebbero stati sottoposti a trattamenti "disumani e degradanti". I fatti risalgono al 2017 e 2018, durante la guerra, ancora in corso, tra i ribelli Huthi, un movimento politico islamico armato, e il governo di Abd Rabbih Mansur Hadi, presidente riconosciuto dalla comunità internazionale e sostenuto dal 2015 dalla coalizione di Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Abbiamo contattato sia Total che Ylng, senza risposta.
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Le associazioni denunciano anche la creazione sul sito nel 2017 e 2018 di una prigione segreta, basandosi sulle testimonianze di due yemeniti, tra cui Mohammad. "Tra 5 e 10 detenuti sono ammassati in celle minuscole, di 5-8 metri quadrati. Dormono per terra. Non c'è acqua corrente e si soffoca per il caldo. Vengono segnalati casi di tortura e maltrattamenti: i prigionieri sono picchiati e i malati lasciati senza cure", si legge nel rapporto. Anche l'associazione Sam di Ginevra per i diritti e la libertà aveva registrato l'arresto nell'agosto 2017 e la detenzione nel sito di Balhaf di diverse persone, tra cui bambini.
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"Le persone che vi sono rinchiuse sono in genere accusate di appartenere a al-Qaeda nella penisola arabica (Aqap)", scrivono l'Osservatorio sugli armamenti e Sum Of Us. Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, verrebbe preso di mira anche chi critica la coalizione e i suoi alleati, tra cui attivisti e giornalisti, nonché sostenitori e membri del Congresso di riforma yemenita. "Tuttavia - scrive ancora Amnesty - molti arresti si baserebbero su sospetti infondati e vendette personali".
La Ong reclamava già nel luglio 2018 l'apertura di "inchieste per crimini di guerra". "In queste carceri si sono verificati atti di tortura", hanno dichiarato a Media-part Bonyan Jamal e Ali Al Razzaqi, due avvocati della Ong yemenita Mwatana for Human Rights, che lavorano sulle prigioni segrete. Le associazioni chiedono ora l'apertura di una commissione d'inchiesta per fare luce sulle responsabilità della Francia nella situazione in Yemen.
Dopo le rivelazioni di giovedì, Total ha diffuso un comunicato: "Total è stato informato nell'aprile 2017 dalla Yemen Lng, della requisizione, da parte delle autorità internazionalmente riconosciute dello Yemen, di una parte delle installazioni del sito di Balhaf, non in uso, a favore delle forze della coalizione". Ma che Total "non dispone di informazioni relative all'uso che la coalizione ne fa".
*Traduzione di Luana De Micco
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