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martedì 17 dicembre 2019

Produttori di armi e governi (USA ed europei) complici dei crimini di guerra in Yemen

Il Manifesto
La denuncia. Comunicazione alla Corte penale internazionale, che valuterà se aprire un’indagine. Un innovativo passo nella ricerca della giustizia in un conflitto che ha causato quasi 100 mila vittime civili

Un incontro con l’Ufficio del procuratore che vaglia preliminarmente le possibili indagini della Corte penale internazionale (Cpi), con il deposito di una corposa Comunicazione (oltre 350 pagine) per segnalare l’ipotesi che dirigenti delle aziende armiere e funzionari pubblici responsabili delle licenze di esportazione siano complici nei presunti crimini di guerra commessi dalla Coalizione militare guidata da Arabia saudita e Emirati arabi uniti in Yemen.
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«Gli attacchi aerei della Coalizione hanno causato una terribile distruzione nello Yemen. Le armi prodotte ed esportate dagli Stati uniti e dall’Europa hanno permesso questa distruzione. Le innumerevoli vittime yemenite meritano inchieste credibili su tutti gli autori di crimini contro di loro, comprese tutte le potenziali complicità» sottolinea Radhya Almutawakel presidente di Mwatana.
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IL CONFLITTO IN CORSO ha portato a quella che l’Onu definisce la più grande crisi umanitaria dei nostri tempi con quasi 100 mila morti civili e con tutte le parti in conflitto che hanno ripetutamente violato i diritti umani e il diritto internazionale umanitario. Grazie al lavoro dei media e delle organizzazioni della società civile è ormai noto da tempo anche il flusso di armamenti che finisce in Yemen, oggetto di azioni legali a livello nazionale (in particolare in Gran Bretagna, Belgio e Italia).

Francesco Vignarca

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