Sono 250 in tutto il mondo, la maggior parte in Medio Oriente. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ha calcolato che quest'anno è la Cina al primo posto fra i Paesi con più reporter incarcerati, con almeno 48, in aumento rispetto allo scorso anno. Segue la Turchia con 47, ma in deciso calo rispetto ai 68 del 2018.
La Turchia ha guidato la classifica negli ultimi quattro anni, prima del forte calo nel corso del 2019, un miglioramento che però secondo la Ong non riflette "il successo degli sforzi del governo del presidente Recep Tayyip Erdogan per porre fine al giornalismo indipendente e critico".
Se il Medio Oriente resta la regione critica, la situazione è in peggioramento in Cina. L'aumento dei reporter incarcerati è legato soprattutto alla repressione in corso nello Xinjiang, la regione autonoma dove vive la minoranza turcofona e musulmana degli uiguri.
Secondo il Cpj "il numero dei giornalisti arrestati è aumentato costantemente sotto la presidenza di Xi Jinping e il consolidamento del suo potere nel Paese", mentre la repressione nello Xinjiang "ha portato all'arresto di decine di reporter". Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, ha replicato che "le istituzioni con sede negli Stati Uniti non hanno credibilità" e che la Cina "è un Paese basato sulla stato di diritto, dove nessuno è al di sopra della legge".
Fra gli altri Paesi dove la libertà di stampa è limitata ci sono l'Eritrea, con 16 giornalisti imprigionati, poi il Vietnam, 12, l'Iran, 11. Il rapporto sottolinea come "autoritarismo, instabilità, proteste" hanno portato a un aumento degli arresti in Medio Oriente. Dei 250 reporter in carcere, "l'8 per cento sono donne", in calo dal 13 per cento dello scorso anno. La maggior parte sono stati arrestati per i loro articoli su temi come "diritti umani e corruzione". Il rapporto non include però i reporter sequestrati da entità non statali, come milizie e gruppi terroristici.
Secondo il Cpj "il numero dei giornalisti arrestati è aumentato costantemente sotto la presidenza di Xi Jinping e il consolidamento del suo potere nel Paese", mentre la repressione nello Xinjiang "ha portato all'arresto di decine di reporter". Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, ha replicato che "le istituzioni con sede negli Stati Uniti non hanno credibilità" e che la Cina "è un Paese basato sulla stato di diritto, dove nessuno è al di sopra della legge".
Fra gli altri Paesi dove la libertà di stampa è limitata ci sono l'Eritrea, con 16 giornalisti imprigionati, poi il Vietnam, 12, l'Iran, 11. Il rapporto sottolinea come "autoritarismo, instabilità, proteste" hanno portato a un aumento degli arresti in Medio Oriente. Dei 250 reporter in carcere, "l'8 per cento sono donne", in calo dal 13 per cento dello scorso anno. La maggior parte sono stati arrestati per i loro articoli su temi come "diritti umani e corruzione". Il rapporto non include però i reporter sequestrati da entità non statali, come milizie e gruppi terroristici.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.