“In Libia i migranti sono ammassati in condizioni terribili, in luoghi sporchi e fatiscenti, senza la possibilità di uscire e senza poter ricevere cure. Non vengono portate in ospedale neanche le partorienti o chi è in fin di vita. Non è modo di tenere gli esseri umani. In realtà, non è modo di tenere neanche gli animali”. Mohamed Lagha è un regista libico e l’agenzia Dire lo ha raggiunto nella Giornata internazionale in cui si celebrano i diritti dei migranti.
“Quello che ho filmato in quel centro resta emblematico della situazione in cui vivono le persone migranti” dice Lagha, che evidenzia: “Al-Kararim era considerato tra i migliori centri in Libia perché gestito dalle autorità – e non dai gruppi criminali – ed era un edificio vero e proprio. Di solito queste persone sono tenute nei capannoni, dove sia in estate che in inverno le temperature si fanno insopportabili. Ma neanche ad Al-Kararim c’erano i vetri alle finestre e molta gente si ammalava”.
Come ad Al-Kararim, tuttoggi i centri ospitano centinaia di persone “senza che siano attrezzati per farlo“. Per visitarli “servono dei permessi speciali, che si tratti di giornalisti o operatori umanitari. E’ difficile sapere quello che accade all’interno”.
Tra i residenti, anche donne, anziani e bambini: “Chi risiede nei centri- denuncia ancora Lagha- non è autorizzato ad uscire e quindi non può lavorare. I minori non vanno a scuola. Nessuno ha denaro per comprare cibo, vestiti o medicine”.