I braccianti immigrati reagirono contro lo sfruttamento e la violenza della ’ndrangheta, dei caporali e degli imprenditori fuori legge. Ma cambiare le cose sembra impossibile.
Comincia così, poco dopo l’alba, la nostra giornata del ricordo. È il decennale della rivolta di Rosarno quando il 7 gennaio 2010 i braccianti immigrati reagirono contro lo sfruttamento e la violenza della ’ndrangheta, dei caporali e degli imprenditori fuori legge. Allora eravamo qui e ci accompagnava proprio Bartolo Mercuri, "Papà Africa", presidente dell’associazione "Il Cenacolo", che da vent’anni è al fianco dei poveri e degli abbandonati, immigrati e italiani, soprattutto i più nascosti.
In questi dieci anni è stato la nostra guida, assieme a don Roberto Meduri, altro "angelo" degli immigrati, parroco di S.Antonio al Bosco di Rosarno, contrada da dove partì la rivolta. E anche quest’anno Bartolo ci aiuta a trovare gli "invisibili" e a riflettere su cosa stia accadendo.
«Dopo 10 anni non è cambiato niente. Solo che non c’è più la baraccopoli. Ma i ragazzi vivono sempre allo stesso modo». La terribile e disumana baraccopoli di San Ferdinando, dove vivevano più di duemila persone, è stata smantellata il 6 marzo 2019, ma nulla è stato fatto per dare un’accoglienza degna ai lavoratori immigrati che comunque anche quest’anno sono arrivati per la raccolta degli agrumi.
Antonio Maria Mira, inviato a Rosarno (Reggio Calabria)
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