Centinaia di persone in fuga dai centri di detenzione libici, quindici barche con 900 migranti a bordo soccorse in 72 ore dalle navi umanitarie e dalla marina maltese mentre la guardia costiera libica si limita a rilanciare gli Sos sostenendo di non avere mezzi a disposizione.
L’ultimo salvataggio all’alba di oggi dalla Open Arms, tornata nel Mediterraneo nonostante la nave in precarie condizioni, a dare manforte alle altre due Ong presenti, la Ocean Viking di Sos Mediterranee e Msf e la Alan Kurdi della tedesca Sea eye che fanno la spola da sud a nord con interventi multipli. Centodue stamattina e 56 ieri sera i migranti salvati da Open Arms. E adesso sono 643 i migranti a bordo delle tre Ong, 407 (quelli sulla Ocean Viking) dovrebbero sbarcare a Taranto dove la nave si sta dirigendo dopo aver avuto l’autorizzazione del Viminale.
Una situazione di estrema criticità che riapre molti interrogativi alla vigilia della riconferma degli accordi tra Italia e Libia senza nessuna delle modifiche che erano state annunciate dal governo italiano come condizione per il proseguo del patto.
Alla ripresa massiccia di partenze dalle coste libiche negli ultimi giorni ha fatto da contraltare una quasi totale assenza di motovedette della guardia costiera libica e le ripetute richieste di soccorso di imbarcazioni in difficoltà diffuse attraverso il centralino Alarm phone ai centri di ricerca e soccorso di Tripoli e talvolta anche di Malta nelle zone Sar libica e maltese sono rimaste inascoltate. Solo le navi Ong hanno risposto alle chiamate salvando la vita a oltre 600 persone che adesso a bordo delle tre navi, ancora in acque internazionali, aspettano di sapere dove poter sbarcare. “Nel Mediterraneo in questo fine settimana centinaia di persone sono sopravvissute solo grazie all’intervento delle navi umanitarie. E’ evidente ilvuoto spaventoso di capacita’ di ricerca e soccorso”, dice Carlotta Sami portavoce dell’Unhcr.
Fino ad ora l’unico porto concesso è stato quello di Taranto, ancora in attesa di risposta la Alan Kurdi e la Open Arms mentre la commissione europea lavora sulla ricollocazione dei migranti.
E domenica prossimo, nel silenzio più assoluto sulle annunciate modifiche agli accordi Italia-Libia che avrebbero dovuto essere la condizione per la continuità dell’impegno italiano, il memorandum verrà rinnovato per i prossimi tre anni. Con l’Italia che continuerà a fornire uomini, mezzi e soldi alla guardia costiera libica per riportare i migranti in un Paese in guerra nei centri di detenzione dove le agenzie delle Nazioni Unite non sono in grado di garantire il rispetto dei diritti umani.
Una situazione di estrema criticità che riapre molti interrogativi alla vigilia della riconferma degli accordi tra Italia e Libia senza nessuna delle modifiche che erano state annunciate dal governo italiano come condizione per il proseguo del patto.
Alla ripresa massiccia di partenze dalle coste libiche negli ultimi giorni ha fatto da contraltare una quasi totale assenza di motovedette della guardia costiera libica e le ripetute richieste di soccorso di imbarcazioni in difficoltà diffuse attraverso il centralino Alarm phone ai centri di ricerca e soccorso di Tripoli e talvolta anche di Malta nelle zone Sar libica e maltese sono rimaste inascoltate. Solo le navi Ong hanno risposto alle chiamate salvando la vita a oltre 600 persone che adesso a bordo delle tre navi, ancora in acque internazionali, aspettano di sapere dove poter sbarcare. “Nel Mediterraneo in questo fine settimana centinaia di persone sono sopravvissute solo grazie all’intervento delle navi umanitarie. E’ evidente ilvuoto spaventoso di capacita’ di ricerca e soccorso”, dice Carlotta Sami portavoce dell’Unhcr.
Fino ad ora l’unico porto concesso è stato quello di Taranto, ancora in attesa di risposta la Alan Kurdi e la Open Arms mentre la commissione europea lavora sulla ricollocazione dei migranti.
E domenica prossimo, nel silenzio più assoluto sulle annunciate modifiche agli accordi Italia-Libia che avrebbero dovuto essere la condizione per la continuità dell’impegno italiano, il memorandum verrà rinnovato per i prossimi tre anni. Con l’Italia che continuerà a fornire uomini, mezzi e soldi alla guardia costiera libica per riportare i migranti in un Paese in guerra nei centri di detenzione dove le agenzie delle Nazioni Unite non sono in grado di garantire il rispetto dei diritti umani.
Alessandra Ziniti
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