James Dailey, 73 anni, veterano della guerra del Vietnam, rischia di essere messo a morte nello stato americano della Florida, se il governatore Ron De Santis non interverrà direttamente.
Il 30 dicembre è infatti scaduto il rinvio della data di esecuzione, prevista a novembre, e presto potrebbe esserne fissata una nuova. Dailey è stato condannato a morte 32 anni fa per l'omicidio, avvenuto nel 1985 nella contea di Pinellas, della quattordicenne Shelly Boggio. Fu un omicidio terribile: 31 coltellate, il corpo gettato in acqua e lasciato annegare.
A convincere la giuria fu la testimonianza di un noto informatore seriale della polizia, Paul Skalnik, che aveva un "curriculum" di tutto riguardo: molestatore seriale, otto matrimoni alle spalle, 25 condanne per frode e una condanna a 20 anni in vista per furto aggravato. Skalnik, che in seguitò si sarebbe vantato di aver mandato in carcere 34 persone, quattro delle quali nel braccio della morte, venne rilasciato non appena dichiarò che Dailey gli aveva rivelato di aver assassinato Shelly Boggio.
Per quell'omicidio fu condannato, ma all'ergastolo, anche Jack Pearcy, all'epoca co-inquilino di Dailey. Appena tre settimane fa, il 18 dicembre, Percy ha sottoscritto una dichiarazione volontaria attribuendosi ogni responsabilità e scagionando Dailey: "Quella notte stava a casa a dormire".
Come minimo, il governatore De Santis dovrebbe concedere a Dailey la possibilità che le dichiarazioni di Percy vengano esaminate approfonditamente. Il 20 per cento dei 367 annullamenti di condanne a morte nella recente storia degli Usa è dipeso da false incriminazioni fatte da informatori in cambio di benefici di pena.
In Florida è accaduto ben 29 volte, più che in ogni altro stato della federazione.
Riccardo Noury
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