Armi. La denuncia dei portuali genovesi, da anni in prima linea contro il traffico di armamenti nel loro scalo: «Sembra siano carri armati Ercules 882, prodotti negli Stati uniti. Potrebbero essere diretti in Arabia saudita, Kuwait o Marocco. O forse in Turchia: il prossimo scalo previsto è Iskenderun»
Perché è questo che fa da anni la Bahri: la spola da una parte all’altra dell’Atlantico, tra il terminal militare statunitense Sunny Point in North Carolina e Gedda.
Venerdì è successo di nuovo: ad attraccare al porto di Genova, denuncia il Collettivo autonomo lavoratori portuali (Calp), è stata la Bahri Abha. A bordo carri armati, come dimostrano le foto scattate dai portuali.
Come ogni volta che una rappresentante della flotta saudita Bahri si è fermata nel loro scalo, denunciano il traffico di armi: in una nota su Facebook il Calp sottolinea come, in tempo di Covid-19, «molte categorie sono costrette a rischiare il contagio per non fermare la produzione e distribuzione di generi di prima necessità» in cui certo non rientrano gli armamenti.
Chiara Cruciani
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