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giovedì 11 giugno 2020

Migranti - La nave Mare Jonio, sequestrata per il "Decreti Sicurezza", restituita ai volontari, torna in mare per i soccorsi nel Mediterraneo

Avvenire
Dopo i mesi di stop a causa dei decreti sicurezza riparte la missione umanitaria con bandiera italiana.
Il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, prima della partenza della Mare Jonio (Foto Avvenire)
È salpata nella notte da Trapani la nave Mare Jonio in direzione dell'area di ricerca e soccorso libiche. Torna così in mare l'unico vascello umanitario a bandiera italiana per l'ottava missione. 

Dopo aver soccorso centinaia di persone, dopo tanti mesi di ingiusto sequestro prima e di stop forzato dovuto all’emergenza Covid-19. Mediterranea torna in mare per monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani che continuamente avvengono nel Mediterraneo centrale", si legge in una nota dell'organizzazione umanitaria.

"Profughi di guerra e vittime di torture vengono lasciati morire nel silenzio o vengono catturati con il coordinamento dei governi europei e riportati alle torture dei campi di detenzione libici. Mare Jonio sta tornando dove deve essere, dove c’è bisogno di aiuto e di umanità", spiega Alessandra Sciurba, presidente di Mediterranea.

Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le partenze proprio quando in mare non c'era alcuna nave di salvataggio. La riprova che i trafficanti non tengono conto delle Ong e che il "pull factor", il cosiddetto effetto di attrazione delle navi di soccorso, semplicemente è stato un'invenzione per colpire le attività umanitarie.

Nello scorso autunno, dopo avere salvato un centinaio di persone in quella che è passata alle cronache come " la nave dei bambini", Mare Jonio era stata sequestrata e multata per effetto dei decreti sicurezza dell'ex ministro Salvini e che restano ancora in vigore. Successivamente la nave è stata restituita ai volontari che grazie alla raccolta fondi hanno potuto svolgere importanti interventi di aggiornamento. La nave ha infatti ottenuto dal Registro navale Italiano (Rina) la certificazione Sar (Search and rescue) che riconosce la capacità operativa per la ricerca e il soccorso in mare.

"L’equipaggio di mare sa di poter contare sul sostegno dei tanti equipaggi di terra che, in Italia e nel mondo, sostengono la sua missione", dicono da Mediterranea.

Da aprile vi sono state almeno due stragi di migranti, lasciati alla deriva e senza alcun soccorso nonostante fossero stati segnalati da Alarm Phone e individuati da aerei europei di Frontex. Altri naufragi sarebbero avvenuti di fronte alla Libia ma senza alcuna comunicazione da parte delle autorità di Tripoli.

Il capomissione a bordo è Luca Casarini. A causa delle norme sul distanziamento previsto dall'emergenza Covid l'equipaggio è stato ridotto e la nave attrezzata per affrontare anche l'eventuale quarantena che verrebbe imposta ai naufraghi e ai volontari di Mediterranea.

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