L’arresto, avvenuto il 2 ottobre, dell’ex parlamentare Fabien Banciryanino è un brutto segnale delle intenzioni del presidente Evariste Ndayishimiye circa il rispetto dei diritti umani in Burundi.
L’8 ottobre Banciryanino è stato incriminato per i reati di ribellione, diffamazione e minaccia alla sicurezza interna e trasferito alla prigione di Mpimba. A causa delle sue precarie condizione di salute, rischia di contrarre il Covid-19.
Le accuse nei suoi confronti si basano sui discorsi e sugli interventi fatti all’Assemblea nazionale tra il 2015 e il 2020, che di norma dovrebbero essere protetti dall’immunità parlamentare.
Nel 2018 Banciryanino aveva espresso apprezzamento per le conclusioni della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sul Burundi ed era stato accusato dall’allora ministro della Giustizia di diffondere “allarmismo senza prove”.
In un altro intervento parlamentare, nel febbraio 2020, si era opposto alla candidatura dell’ex presidente Pierre Nkurunziza al ruolo di Suprema guida del patriottismo, considerando le numerose uccisioni e le altre gravi violazioni dei diritti umani che avevano segnato i suoi 15 anni di presidenza.
Un mese dopo aveva scritto al procuratore di Bubanza chiedendogli di indagare su 21 casi di sparizione forzata registrati nella provincia a partire dal 2016.
Ce n’è abbastanza per considerare Banciryanino prigioniero di opinione e chiedere la sua immediata e incondizionata scarcerazione.
Riccardo Noury
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