La crisi nel Tigray supera i confini dell’Etiopia e coinvolge l’Eritrea. Nella serata di ieri almeno tre missili hanno colpito la capitale Asmara. Non è chiaro al momento quali siano gli obiettivi colpiti. Secondo l’emittente web Myviewonnews e l’agenzia Morad News, gli ordigni hanno centrato l’edificio del Ministero dell’Informazione, l’aeroporto e un complesso residenziale ad Asmara.
Stamattina il leader della regione settentrionale etiope dissidente del Tigray, Debretsion Gebremichael, ha rivendicato il lancio di razzi avvenuto “contro l’aeroporto della capitale eritrea, Asmara”. Gebremichael ha spiegato che “anche le forze etiopi stanno utilizzando l’aeroporto di Asmara” per far decollare i mezzi usati nei raid contro la regione del Tigray, e quindi lo scalo è un “obiettivo legittimo”.
Impossibile al momento stabilire il bilancio e la portata dell’attacco, ma è evidente che il blitz missilistico partito da territorio etiope rischia di infiammare ulteriormente la guerra nella regione, da giorni divenuta campo di battaglia tra le forze armate di Addis Abeba e reparti dell’esercito fedeli al comando politico militare del Tigray.
La guerra è iniziata il 4 novembre, con un’operazione militare lanciata da Addis Abeba al culmine di un periodo di forti tensioni tra il governo etiope, guidato dal premier Abiy Ahmed, Nobel per la Pace 2019, e il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf), il partito che domina la regione settentrionale dell’Etiopia, popolata dalla minoranza tigrina. I belligeranti si accusano a vicenda di aver innescato la violenza, quel che è certo è che la dura contrapposizione politica dei mesi scorsi ha lasciato il posto alle armi, con risvolti imprevedibili.
Pochissime notizie e immagini filtrano dalla regione. I collegamenti telefonici e internet sono interrotti. Nella giornata di ieri Amnesty International ha diramato un rapporto secondo cui le operazioni militari condotte dai soldati di Addis Abeba avrebbero già causato “centinaia di civili uccisi”. Notizie, al momento, non confermate.
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