Al Parlamento europeo i deputati democratici e socialisti chiedono le dimissioni di Fabrice Legeri. "Gli aerei europei aiutano le guardie costiere a rispedire in Libia e Turchia persone che hanno diritto a chiedere asilo"
Gli aerei di Frontex individuano i gommoni e i barconi dei migranti che tentano la traversata nel Mediterraneo e nell'Egeo e li segnalano alle autorità libiche e turche per farli riportare indietro. Respingimenti veri e propri mascherati da soccorsi delle guardie costiere dei Paesi da cui i migranti fuggono.
E' un caso la messa sotto accusa ufficiale di Fabrice Legeri, direttore esecutivo di Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere di cui ieri i deputati europei democratici e socialisti della Commissione per le libertà civili e gli affari interni della Ue hanno chiesto le dimissioni. L'accusa mossa a Frontex è di "pratiche illegali e violazioni dei diritti fondamentali".
L'Unione europea infatti condanna i respingimenti dei migranti e li ha sempre dichiarati illegali ma in moltissimi casi e anche in inchieste aperte dalla magistratura le organizzazioni civili e umanitarie hanno testimoniato e documentato il coinvolgimento della guardia di frontiera europea nei respingimenti nonostante gli accordi internazionali sanciscano che nessuno può essere rimpatriato in un paese in cui è minacciata la sua incolumità.
Le accuse del gruppo parlamentare S&D fanno riferimento ad alcuni pushback al confine marittimo greco-turco ma - secondo le organizzazioni umanitarie - coordinando la guardia costiera libica " l'Agenzia europea per la difesa dei confini ha contribuito alla cattura e alla deportazione di 11.000 donne, uomini e bambini in Libia dall'inizio dell'anno. Persone a cui spettava il diritto di richiedere asilo".
Alla richiesta di dimissioni di Legeri si associa la Ong italiana Mediterranea: "Chiediamo anche che venga istituita una commissione di inchiesta europea sulle attività criminali di pushback che avvengono ai confini. Chiediamo l'immediata cessazione dell'utilizzo degli assetti aerei e navali di Frontex impiegati illegalmente per collaborare con le forze militari di paesi che non rispettano i diritti umani. Chiediamo che vengano trasmesse tutte le prove raccolte dalla Commissione sulle attività illegali di Frontex al tribunale penale internazionale".
E' un caso la messa sotto accusa ufficiale di Fabrice Legeri, direttore esecutivo di Frontex, l'agenzia europea per il controllo delle frontiere di cui ieri i deputati europei democratici e socialisti della Commissione per le libertà civili e gli affari interni della Ue hanno chiesto le dimissioni. L'accusa mossa a Frontex è di "pratiche illegali e violazioni dei diritti fondamentali".
L'Unione europea infatti condanna i respingimenti dei migranti e li ha sempre dichiarati illegali ma in moltissimi casi e anche in inchieste aperte dalla magistratura le organizzazioni civili e umanitarie hanno testimoniato e documentato il coinvolgimento della guardia di frontiera europea nei respingimenti nonostante gli accordi internazionali sanciscano che nessuno può essere rimpatriato in un paese in cui è minacciata la sua incolumità.
Le accuse del gruppo parlamentare S&D fanno riferimento ad alcuni pushback al confine marittimo greco-turco ma - secondo le organizzazioni umanitarie - coordinando la guardia costiera libica " l'Agenzia europea per la difesa dei confini ha contribuito alla cattura e alla deportazione di 11.000 donne, uomini e bambini in Libia dall'inizio dell'anno. Persone a cui spettava il diritto di richiedere asilo".
Alla richiesta di dimissioni di Legeri si associa la Ong italiana Mediterranea: "Chiediamo anche che venga istituita una commissione di inchiesta europea sulle attività criminali di pushback che avvengono ai confini. Chiediamo l'immediata cessazione dell'utilizzo degli assetti aerei e navali di Frontex impiegati illegalmente per collaborare con le forze militari di paesi che non rispettano i diritti umani. Chiediamo che vengano trasmesse tutte le prove raccolte dalla Commissione sulle attività illegali di Frontex al tribunale penale internazionale".
Alessandra Ziniti
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