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mercoledì 6 gennaio 2021

Rotta balcanica - Campo in Bosnia, distrutto da un incendio, mille migranti cercano di sopravvivere al gelo e tornano con le braccia rotte dai tentativi di superare il confine con al Croazia.

La Repubblica

Tra i miserabili di Lipa: “Perché l’Europa ci lascia morire così?”
“Chi passa la frontiera torna con le braccia rotte”. Vogliono raggiungere l’Italia e la Germania. Il viaggio, lungo la rotta balcanica, costa 1.400 euro. Lo chiamano “The Game”. Ma non c’è niente di divertente

LIPA (Bosnia) - Si cammina nel fango, che arriva alle caviglie e più su. Avanza uno giovane, dice "Vedi, ma'am, in che condizioni viviamo. E cosa fa l'Europa per noi? Ci lascia morire così?". Dopo lui ne arriva un altro, e poi un gruppetto di uomini giovani e per lo più stracciati, e tra questi uno con il giubbetto targato Rugby Brescia, è molto fiero della sua tuta sporca e dice "Italy, portami in Italy, ti prego signora, mettimi nel bagagliaio della tua macchina, fammi passare il confine". E questi sono i miserabili del campo di Lipa, un posto dove sopravvivono circa mille persone, ché vita questa non è, forse non lo era neanche prima.


Il 23 dicembre è andato a fuoco, e se anche il fuoco lo hanno appiccato questi stessi profughi, il posto non meritava altro, visto che non c'erano acqua né luce, era una tendopoli costruita in fretta su questo altopiano gelato, trenta chilometri da Bihac, 60 dal confine con la Croazia, cioè l'Europa, cioè noi.
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Il viaggio verso l'Europa, attraverso Croazia, Slovenia e Italia, qui si chiama the Game, ma non c'è niente da divertirsi. Said Hullah, 20 anni, conciatore: "Ho pagato 1.400 euro, ma solo perché alcuni pezzi li faccio a piedi". È un viaggio garantito, paghi la cifra e ci provi "again and again", finché non arrivi "in Trst", Trieste, una parola che qui suona magica come "Udin", Udine. In quei 1.400 euro non è compreso il prezzo del kit di sopravvivenza - 100 euro - cioè "un sacco a pelo, le scarpe, un giaccone. Un po' di cibo", che però finisce quasi subito e si va avanti per chilometri a pancia vuota, bevendo l'acqua che c'è.
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Harun, dipendente dell'ong italiana Ipsia, legata alle Acli, è di Bihac: "Li vediamo tornare con le braccia rotte, picchiati a sangue". Il campo? "Era terribile prima, adesso anche di più". Si brucia quello che si può, del poco scampato all'incendio, i migranti accendono piccoli fuochi con le plastiche che bruciano bene, e si vive nel fumo tossico di questi campeggiatori del fango. A mezzogiorno arriva il furgone della Croce rossa di Bihac, con dei pasti caldi. Alle due del pomeriggio un tir sale su per due chilometri di strada sterrata con un carico di legna, viene preso d'assalto perché legna vuol dire scaldarsi, tirare avanti un po'. Poi, si riprova il Game.
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Brunella Giovara


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