Dopo aver arrestato o costretto all’esilio praticamente chiunque fosse associato all’opposizione politica del paese, le autorità della Bielorussia hanno iniziato a prendere di mira i difensori dei diritti umani e i giornalisti, il cui unico “reato” è documentare la repressione in corso dal contestato esito delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020.
Nelle prime ore del 16 febbraio la polizia ha effettuato incursioni nelle sedi del Centro per i diritti umani “Viasna”, dell’Associazione dei giornalisti, del sindacato indipendente REP e nelle abitazioni di appartenenti a questi organismi e di altre decine di attivisti della società civile.
Queste operazioni repressive, che hanno avuto luogo a Minsk, Homel, Mahilyou, Vitsebsk e Brest, sono state svolte nell’ambito di indagini del tutto pretestuose per la presunta violazione dell’art. 342 del codice penale bielorusso (“organizzazione e preparazione di azioni per turbare gravemente l’ordine pubblico”) allo scopo, secondo le autorità inquirenti, di “chiarire le circostanze del finanziamento delle azioni di protesta”.
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