Nelle ultime settimane nello Yemen abbiamo assistito ad una forte offensiva delle forze ribelli Houthi. Le forze antigovernative stanno marciando senza sosta verso il governatorato di Marib, provincia ricca di gas e petrolio con l’obiettivo di soggiogare l’intero territorio e poter occupare l’omonima capitale.
Secondo quanto dichiarato da Arab News le forze houthi che hanno circondato la capitale sono ormai a circa 10 km dalla periferia della capitale Marib.
L’esito dei primi scontri a fuoco tra i ribelli e le forze governative dell’Irg (internationally-recognized government) sta arridendo alle forze di Ansar Allah, le quali dopo aver posto in stato di assedio la prigione di Marib si sono assicurati la liberazione dei ribelli incarcerati.
L’esito dei primi scontri a fuoco tra i ribelli e le forze governative dell’Irg (internationally-recognized government) sta arridendo alle forze di Ansar Allah, le quali dopo aver posto in stato di assedio la prigione di Marib si sono assicurati la liberazione dei ribelli incarcerati.
Come riporta il centro studi Jamestown la provincia del Marib è considerata strategica per gli interessi di tutte le forze in gioco in terra yemenita. L’eventuale occupazione di Marib sarebbe un duro colpo per il Presidente Abdrabbuh Mansur Hadi alfiere delle mire egemoniche ed imperialiste dell’Arabia Saudita, nonché unico interlocutore ufficiale per la comunità internazionale.
Nonostante le pesanti diffamazioni di Hadi sugli houthi accusati di terrorismo e codardia, gli eventi recenti ci mostrano come la presa di Marib possa causare nel futuro prossimo uno stravolgimento degli equilibri e dei ruoli nel piccolo paese della penisola arabica. E anche oltreoceano dopo l’insediamento dell’amministrazione Biden sia l’Irg che l’Arabia Saudita godono di scarso consenso. Le posizioni bellicose di Riyad, nei confronti degli houthi per voce del ministro degli esteri saudita da lui definiti disprezzanti per i luoghi di culto e i soli responsabili dello spargimento di sangue in Yemen, non trova supporto a Washington. La politica Usa in Medio Oriente con Biden è cambiata.
Nonostante le pesanti diffamazioni di Hadi sugli houthi accusati di terrorismo e codardia, gli eventi recenti ci mostrano come la presa di Marib possa causare nel futuro prossimo uno stravolgimento degli equilibri e dei ruoli nel piccolo paese della penisola arabica. E anche oltreoceano dopo l’insediamento dell’amministrazione Biden sia l’Irg che l’Arabia Saudita godono di scarso consenso. Le posizioni bellicose di Riyad, nei confronti degli houthi per voce del ministro degli esteri saudita da lui definiti disprezzanti per i luoghi di culto e i soli responsabili dello spargimento di sangue in Yemen, non trova supporto a Washington. La politica Usa in Medio Oriente con Biden è cambiata.
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