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venerdì 5 marzo 2021

La guerra in Siria: scomparsi decine di migliaia di siriani, detenuti “arbitrariamente” nel corso del conflitto.

Sicurezza Internazionale - LUISS
Un rapporto delle Nazioni Unite ha rivelato che decine di migliaia di siriani, detenuti “arbitrariamente” nel corso del conflitto, sono scomparsi e il loro destino è al momento ignoto.
Foto: syrianfamilies.org

Il rapporto, che si prevede verrà presentato al Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu l’11 marzo prossimo, si basa su più di 2500 interviste condotte nel corso degli ultimi dieci anni. Il quadro presentato, definito “orribile”, include violazioni dei diritti umani, torture sistematiche, stupri e altri crimini perpetrati all’interno di circa 100 strutture di detenzione in Siria sin dallo scoppio del conflitto, il cui inizio risale al 15 marzo 2011. 

A detta degli autori della relazione, ovvero “investigatori” delle Nazioni Unite, molte di queste violazioni sono paragonabili a crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Quanto raccontato è stato poi definito un “trauma” che influenzerà la società siriana per decenni.

Stando a quanto riferito da un membro della commissione onusiana, Hanny Megally, la detenzione arbitraria ha rappresentato una forma di punizione impiegata contro oppositori e voci critiche legate ad entrambe le parti belligeranti, sebbene sia stata utilizzata soprattutto dal governo di Damasco affiliato al presidente siriano Bashar al-Assad. 

Come precisato da Megally, scopo delle autorità siriane era intimidire e terrorizzare la nazione e, per fare ciò, i siriani detenuti sono stati vittima di “trattamenti brutali”. Sono migliaia i cittadini scomparsi con la forza, per mano del governo damasceno, i quali si pensa siano morti o giustiziati, mentre altri sono tuttora trattenuti in condizioni definite “disumane”.
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Il perdurante conflitto siriano è oramai in corso da circa dieci anni. L’esercito del regime siriano è coadiuvato da Mosca, mentre sul fronte opposto vi sono i ribelli, i quali ricevono il sostegno della Turchia. Sono diverse le regioni tuttora oggetto di un clima teso. Tra queste, il governatorato Nord-occidentale di Idlib, il quale rappresenta l’ultima roccaforte posta ancora sotto il controllo delle forze di opposizione, al centro di una violenta offensiva fino al 5 marzo 2020. In tale data, il presidente russo, Vladimir Putin, e il suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, hanno concordato una tregua, volta a favorire il ritorno degli sfollati e rifugiati siriani. Tuttavia, le violazioni, seppur sporadiche, hanno spesso fatto temere il riaccendersi di tensioni.


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