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lunedì 31 maggio 2021

Israele - Il consiglio dei diritti umani dell'ONU apre inchiesta su bombardamento di Gaza - Bachelet ipotizza ‘crimini di guerra’

Notizie Geopolitiche
Il Consiglio dei diritti umani dell’Onu, presieduto da Nazhat Shameem Khan
(Isole Fiji), aprirà un’inchiesta per indagare sulle “violazioni dei diritti umani commesse nei Territori palestinesi occupati e in Israele da aprile scorso” come pure “sulle cause profonde” delle tensioni.

L’iniziativa è arrivata dal Pakistan, è stata approvata con 24 voti favorevoli, 9 contrari e 14 astensioni, e ha suscitato la reazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha denunciato “l’aperta ossessione anti-israeliana dell’Onu”.

Nei dieci giorni di scontri la reazione israeliana è stata forte, con continui raid sulla Striscia che hanno provocato la morte di 232 persone soprattutto civili (Hamas ha sparato 4.400 razzi uccidendo 13 israeliani), per cui l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha ipotizzato addirittura “crimini di guerra”.

Va detto che il Consiglio dei diritti umani dell’Onu è in passato stato criticato poiché raccoglie 47 stati tra i quali paesi dove i diritti umani sono una chimera. 

Israele non ne fa parte, e Netanyahu ha detto che “Ancora una volta un’immorale maggioranza automatica sbianca un’organizzazione terroristica e genocidaria che deliberatamente colpisce civili israeliani mentre trasforma quelli di Gaza in scudi umani”, mentre “raffigura come colpevole una democrazia che agisce legittimamente per proteggere i suoi cittadini da migliaia di attacchi missilistici indiscriminati”. “Questa farsa – ha insistito – si fa beffe del diritto internazionale e incoraggia i terroristi in tutto il mondo”.

sabato 29 maggio 2021

Arizona - Pena di morte - Per l'iniezione letale mancano i "farmaci", si riattiva la camera a gas con lo Zyklon B. utilizzato ad Auschwitz

La Regione (CH)
Il mix di veleni per l'iniezione letale scarseggia sempre di più negli Stati Uniti, così l'Arizona per giustiziare i detenuti nel braccio della morte si appresta a rimettere in uso la camera a gas. 

L'amministrazione penitenziaria dello Stato, guidato dai repubblicani, non solo starebbe rinnovando la struttura in disuso da tempo, ma avrebbe già acquistato oltre 2.000 dollari di sostanze velenose usate per realizzare l'acido cianidrico, lo stesso gas usato dai nazisti nel campo di sterminio di Auschwitz.

La rivelazione è del Guardian, secondo cui sarebbero già stati individuati i due condannati a morte che potrebbero entrare per primi nella camera a gas rimessa a lucido, entrambe colpevoli di omicidi compiuti oltre 30 anni fa: Frank Atwood, un uomo di 65 anni che uccise una ragazzina di 8 anni nel 1984, e Clarence Dixon, anche lui 65 anni condannato per l'assassinio di uno studente universitario nel 1978.

È la legge dell'Arizona a prevedere il ricorso alla camera a gas come sistema alternativo all'iniezione letale, anche se l'ultima esecuzione con le esalazioni di acido cianidrico risale al 1999, quando Walter LaGrand, un cittadino americano di origini tedesche condannato per una rapina in banca costata la vita a una persona, fu gasato tra mille sofferenze. 

Un'agonia, riportano i giornali dell'epoca, durata più di 18 minuti, con i testimoni scioccati di fronte alle convulsioni della vittima mentre il gas saliva e riempiva l'ambiente come fa il vapore in una doccia bollente. Ma il governatore Doug Ducey sarebbe determinato a riprendere a ogni costo le esecuzioni, sospese in Arizona dal 2014, da quando per l'inadeguatezza dei veleni utilizzati per l'iniezione letale il detenuto Joseph Wood fece una fine orribile che provocò sdegno in tutta America e nel mondo. L'Arizona non è l'unico Stato Usa a prevedere il ricorso alla camera a gas nella sua legislazione: condivide questo orrore con Alabama, California, Mississippi, Oklahoma e Wyoming.

Di recente altri Stati Usa, per far fronte alla penuria di veleni per l'iniezione letale, hanno riesumato altri metodi di esecuzione dei condannati a morte come la fucilazione (vedi la recente legge entrata in vigore in South Carolina) o la sedia elettrica (prevista in Alabama, Arkansas, Florida, Kentucky, Mississippi, Oklahoma, Tennessee e ancora la South Carolina).

mercoledì 26 maggio 2021

Non fa notizia! - Moussa Balde, Guinea, 23 anni - Vittima di grave aggressione da parte 3 uomini a Ventimiglia il 9 maggio, non ha documenti, recluso in isolamento nel Cpr di Torino, si suicida.

Il Manifesto
Moussa Balde era stato aggredito a Ventimiglia e poi rinchiuso nel centro per i rimpatri di Torino perché senza documenti. La procura di Torino ha avviato accertamenti sulla morte di un ragazzo nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Torino. Moussa Balde aveva solo 23 anni ed era nato in Guinea: domenica si è tolto la vita impiccandosi con le lenzuola.
Moussa Balde - 23 anni 

Due settimane prima era finito in un drammatico video diventato virale: il 9 maggio, a Ventimiglia, era stato aggredito da tre uomini. Lo hanno pestato con bastoni, calci e pugni in mezzo alla strada, di giorno, tra le urla dei vicini. "Così lo ammazzano", si sente dire in sottofondo. Alla fine è morto comunque.

I tre italiani di 28, 39 e 44 anni sono stati identificati dalla polizia di Imperia e denunciati per lesioni. Per Balde invece, nonostante avesse ricevuto una prognosi di 10 giorni, si sono aperte le porte del Cpr. Per l'assurdo effetto delle leggi che hanno trasformato donne e uomini in clandestini la vittima ha avuto la peggio due volte. Anzi tre.

Balde era arrivato in Italia nel 2017, attraversando il mare. "Sognava un'altra vita, un lavoro. Non poteva rientrare nel suo paese. Diceva che sarebbe stato ucciso dalle stesse persone che lo avevano spinto a scappare - ha raccontato all'Ansa Marco, un suo amico - Era un ragazzo molto intelligente: in pochi mesi ha imparato l'italiano e preso la terza media a Imperia. Era però anche tormentato e impaziente, faticava ad aspettare".

Altre persone che lo hanno conosciuto ne ricordano la grande sensibilità e l'interesse per la politica. Sulla pagina del centro sociale ligure "La talpa e l'orologio" c'è un'immagine in cui sorride con addosso la maglietta "Imperia antirazzista". La foto è stata scattata a Roma, durante una manifestazione per i diritti dei migranti.

"Una persona affidata alla responsabilità pubblica, deve essere presa in carico e trattenuta nei modi che tengano conto della sua specifica situazione, dell'eventuale vulnerabilità e della sua fragilità. Questo non è avvenuto", ha accusato ieri Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti dei detenuti. Nell'ultimo rapporto sulle visite nei Cpr, Palma si è soffermato sulla zona "Ospedaletto" del centro torinese, quella usata per l'isolamento sanitario in cui Balde si è tolto la vita. È così descritta: "priva di ambienti comuni, le sistemazioni individuali sono caratterizzate da un piccolo spazio esterno antistante la stanza, coperto da una rete che acuisce il senso di segregazione".

"Voleva solo andare via, non accettava di essere rinchiuso là dentro senza aver fatto nulla", dice l'avvocato Gianluca Vitale, difensore del ragazzo. La scorsa settimana lo ha incontrato due volte e Balde gli ha raccontato che a Ventimiglia era stato picchiato mentre chiedeva l'elemosina, non dopo un tentativo di furto, come sostenuto dagli aggressori. 

Pare che la sua versione non sia stata ascoltata neanche dalla Procura. "Avrei dovuto vederlo oggi. Eravamo preoccupati: un ragazzo di 23 anni che viene picchiato barbaramente e poi finisce in un Cpr non può che trovarsi in una condizione di estrema vulnerabilità", afferma la Garante dei detenuti del comune di Torino Monica Cristina Gallo.

"Come è stato possibile disporne non solo l'espulsione in un paese tutt'altro che sicuro come la Guinea ma perfino il trattenimento in un Cpr?", ha dichiarato Riccardo Magi (+Europa). Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista) hanno chiesto la chiusura di tutti i Cpr. Erasmo Palazzotto (Liberi e Uguali) ha presentato un'interrogazione alla ministra Lamorgese affinché faccia chiarezza su tutti gli snodi della vicenda: dalla reclusione all'assistenza medico-psicologica. Ieri gli altri 107 migranti rinchiusi nel centro hanno protestato per la morte del loro compagno. Oggi alle 18 la rete "No Cpr Torino" manifesterà sotto le mura della struttura detentiva.

Giansandro Merli

domenica 23 maggio 2021

Mediterraneo - Imponenti esercitazioni navali di 13 Paesi e nelle stesse acque annegano senza soccorso i migranti al largo della Tunisia

Africa ExPress
Le unità navali di Stati Uniti, Italia e altri undici paesi europei ed africani si esercitano alla guerra aeronavale nel Mediterraneo centrale mentre a poche miglia lontano centinaia di migranti affogano nel tentativo di raggiungere le coste siciliane.


[...] 
I war games nelle acque del Canale di Sicilia si concluderanno venerdì 28 maggio e vedono la partecipazione di unità aeronavali di Stati Uniti d’America, Tunisia, Algeria, Belgio, Egitto, Francia, Grecia, Libia, Malta, Mauritania, Marocco, Spagna e Italia.

“L’esercitazione navale in nord Africa è pianificata per rafforzare la cooperazione regionale, la capacità di risposta, lo scambio di informazioni e l’interoperabilità tra i suoi partecipanti in questa regione critica”, spiega l’ammiraglio Robert P. Burke, comandante di U.S. Naval Forces Europe-Africa. “Il Mediterraneo è la linfa vitale del commercio mondiale e la sicurezza regionale e la stabilità sono cruciali per la prosperità globale”.

Tra gli obiettivi prioritari dell’esercitazione pure quello di migliorare la collaborazione e il coordinamento degli alleati statunitensi nel Mediterraneo nelle attività di contrasto ai flussi migratori sulla rotta Africa-Europa. 
[...]
Peccato che proprio il giorno successivo all’avvio dei giochi di guerra in acque tunisine, martedì 18 maggio, si è verificata una delle peggiori tragedie in mare del 2021, il naufragio di un’imbarcazione e la morte di oltre 50 migranti a poche miglia di distanza dalla città tunisina di Sfax. Secondo quanto dichiarato dal portavoce del ministero della Difesa di Tunisi, Mohamed Zekri, 33 persone sono state soccorse in mare dai lavoratori di una piattaforma petrolifera off-shore, mentre sarebbe stata del tutto inutile la ricerca dei dispersi da parte di alcune unità della marina tunisine “prontamente” inviate nell’area del naufragio.
[...]
In questi giorni sono in aumento le segnalazioni da parte delle organizzazioni non governative internazionali di imbarcazioni in avaria nel Mediterraneo centrale. Centinaia e centinaia di migranti in fuga dagli innumerevoli conflitti africani e mediorientali volutamente ignorati o “non intercettati” dagli aerei-spia, dai droni e dai satelliti di Frontex, o dai radar delle innumerevoli unità da guerra USA, NATO e nordafricane in addestramento bellico.

Sono donne, uomini e bambini condannati a restare senza nome, invisibili, vittime innocenti della cinica guerra alle migrazioni.

Antonio Mazzeo

Guerra in Palestina. Il rene di un ebreo linciato a Lod donato a una donna araba

Avvenire
Stava tornando a casa in macchina, a Lod, mentre sui canali radio e Tv di tutta Israele rimbalzava quella parola assurda – linch, linciaggio – che non poteva davvero avere niente a che fare con lui, la sua storia, il suo Paese. Yigal Yehoshua, ebreo di 56 anni, faceva l’elettricista. 
Yigal Yehoshua                Randa Aweis

Aveva sistemato le case di tutti, ebrei e arabi. Mai un problema. Settimana scorsa, quando la violenza è dilagata nelle città miste, un gruppo di arabi ha bloccato la sua auto, l’ha presa a sassate. L’hanno colpito alla testa. È morto lunedì, all’ospedale, dove i medici hanno tentato di tutto senza riuscire a salvarlo.

È riuscito, lui, però a salvare la vita di Randa Aweis, una donna araba di Gerusalemme Est, cristiana, madre di sei figli. Quando la famiglia di Yehoshua ha deciso di donare gli organi, il rene è stato destinato a lei, che da nove anni aspettava un trapianto. 

L'altro rene è andato a un uomo ebreo di 67 anni; il fegato a un ragazzo ebreo di 22. «Ringrazio la famiglia di Yigal, che è diventata la mia famiglia», ha detto Randa dopo l’intervento all’Hadassah Medical Center. 

Randa ha espresso grande tristezza per la morte di Yigal. Ha detto che vorrebbe incontrare la famiglia. «Siamo cresciuti insieme, arabi ed ebrei, e vogliamo solo poter stare insieme, in pace». Il responsabile del reparto trapianti dell'Hadassah, Abed Halaila, ha letto in questa storia un simbolo forte: «Voglio ringraziare con tutto il cuore la famiglia del donatore. Spero solo ci potrà essere pace e tranquillità e salute per tutti noi».

Yigal Yehoshua è stato sepolto nel cimitero del moshav Hadid, nel centro di Israele. Ai funerali hanno partecipato centinaia di persone. Suo fratello Efi ha spiegato che quell'esplosione di rabbia nelle città miste lo aveva molto addolorato, ma sperava che tutto, alla fine, sarebbe andato bene. «Era un testimone della convivenza possibile», ha detto la moglie Irena. «Siamo testimoni della convivenza».

Barbara Uglietti

sabato 22 maggio 2021

Migranti - Ebrina Darboe - Una storia di successo (ma ce ne sono tante) di un minore di 14 anni: da Gambia, Libia, Lampedusa alla serie A con la AS Roma.

TPI
La storia di Ebrima Darboe, il giovane centrocampista della Roma, ha colpito tutti. Dal Gambia alla Serie A passando per la Libia e il centro di accoglienza di Lampedusa quando aveva appena 14 anni. L’arrivo in Italia gli ha cambiato letteralmente la vita. 


Tutto è nato grazie a un incontro. Quello con Miriam Peruzzi, la sua attuale agente che lo scoprì in un torneo di calcio giovanile giocato a Rieti nel 2018. “Aveva già un’intelligenza tattica sopra la media, era sempre nel punto giusto per ricevere il pallone. Gioca in modo maturo perché ha vissuto esperienze che lo hanno segnato”, ha detto l’agente a calciomercato.com.

I primi approcci con la Roma non sono stati facilissimi: “Durante il primo provino con i giallorossi non capiva nulla di italiano, parlava solo in inglese. Seguiva e imitava ciò che facevano i compagni. È grazie ad Alberto De Rossi (allenatore della primavera della Roma, ndr) se oggi è arrivato in prima squadra. Ha un contratto con i giallorossi fino al 2023, i rapporti sono buoni e a breve ci incontreremo per rinnovare adeguando lo stipendio. Darboe vuole rimanere per giocarsela con Mourinho, anche se lo vogliono grandi club da tutta Europa”.

Intanto, come raccontato dalla sua agente Miriam Peruzzi a calciomercato.com, cambierà nome: si chiamerà Ebrima Darboe Peruzzi, come lei che ne gestisce gli interessi, visto che suo padre ha deciso di adottarlo. “Ebrima è un ragazzo d’oro, educato e davvero per bene. Sta vivendo con serenità questa situazione, con noi ha una famiglia di cui fa parte al 100 per cento. A breve mio padre firmerà le carte legali per adottarlo al 100 per cento, abbiamo deciso di farlo tanti anni fa e se lo merita”.

La Storia
La vita di Darboe, come detto, è stata ricca di ostacoli. A 14 anni ha deciso di mettersi in viaggio dal Gambia (dove è nato) per raggiungere l’Europa con la speranza di una vita migliore. Dopo una traversata lunghissima in pullman fino in Libia, è salito su un barcone che lo ha portato a Lampedusa. Da lì, è entrato a far parte del progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo) che lo ha portato fino a Rieti. Nel capoluogo laziale ha iniziato a giocare a calcio con i ragazzi dello Young Rieti, fino a disputare il torneo “Scopigno Cup” che gli ha cambiato la vita. Miriam Peruzzi lo ha notato ed è finito alla Roma.

Nel 2021 l’esordio in Serie A contro la Sampdoria e le ottime prestazioni in partite importanti come quelle contro il Manchester United in Europa League, l’Inter e nel derby contro la Lazio. I tifosi giallorossi lo amano già alla follia e vedono in lui un prospetto importante per il futuro. Ora avrà la possibilità di convincere uno degli allenatori più vincenti al mondo: Josè Mourinho che a breve prenderà posto sulla panchina della Roma. La sua Roma.

Antonio Filippo Ferrari

giovedì 20 maggio 2021

Afghanistan: difensori dei diritti umani sotto attacco. Negli ultimi 8 mesi uccisi 17 attivisti tra cui 9 giornalisti

Blog Diritti Umani - Human Rights
Da settembre 2020 a maggio 2021, sono stati uccisi un totale di 17 difensori dei diritti umani, inclusi nove giornalisti, sulla base delle informazioni raccolte dal Comitato afghano dei difensori dei diritti umani (AHRDC). Nove di quelli uccisi sono stati nei primi cinque mesi di quest'anno.

Durante questo periodo, oltre 200 difensori dei diritti umani e rappresentanti dei media hanno riferito, all'AHRDC e al Comitato per la sicurezza dei giornalisti afgani, 
di aver ricevuto gravi minacce

Un rapporto pubblicato dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) nel febbraio 2021, ha rilevato che 65 professionisti dei media e difensori dei diritti umani sono stati uccisi dal 2018.

Per la maggior parte di queste gravi violazioni non sono stati individuati i responsabili. Questi attacchi mirano a mettere a tacere il dissenso pacifico e coloro che lavorano sui diritti umani, in particolare i diritti delle donne, nonché coloro che cercano giustizia e responsabilità per le violazioni dei diritti.

La tempistica dell'escalation degli attacchi contro difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti sembra essere collegata al processo di pace in corso tra il governo dell'Afghanistan, gli Stati Uniti ei talebani.


Organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno affermato che le minacce, le molestie, le intimidazioni e gli attacchi contro difensori dei diritti umani, attivisti, giornalisti e operatori dei media in Afghanistan devono finire.

Durante questo periodo critico in Afghanistan e per il suo futuro, è fondamentale sostenere e dare la priorità alla libertà di espressione. I progressi compiuti nella creazione di uno spazio sicuro per i difensori dei diritti umani, in particolare i difensori dei diritti delle donne e dei giornalisti, sono a rischio dopo l'annuncio del completo ritiro degli Stati Uniti e delle forze NATO dall'Afghanistan entro l'11 settembre 2021.

I meccanismi statali per la protezione dei difensori, compresa la Commissione mista per la protezione dei difensori dei diritti umani recentemente nominata, devono ancora essere resi operativi. ll governo afghano deve assumersi tempestivamente una maggiore responsabilità per garantire la sicurezza e l'incolumità di difensori, attivisti e giornalisti e di porre fine all'impunità per gli attacchi contro di loro.

ES

Fonte: Fidh

mercoledì 19 maggio 2021

Migranti - Crisi di Ceuta - 8mila migranti arrivati in 48 ore nell’enclave spagnola - Foto simbolo: neonato salvato dalla Guardia Civil - 4 mila respinti.

Il Fatto Quotidiano
Nella serata di ieri il governo marocchino ha chiuso nuovamente i valichi di confine, dopo che Madrid aveva già respinto 4 mila delle persone giunte illegalmente sul territorio e schierato l'esercito per per impedire a migranti di raggiungere la città. Sanchez, "Il governo sarà fermo nella difesa dei confini nazionali". Dalla Commissione Ue: "Non ci lasceremo intimidire"

Almeno 8.000 migranti in due giorni, tra cui donne e bambini. A distanza di 48 ore, la crisi dei migranti di Ceuta, l’enclave spagnola in Marocco, non sembra destinata a concludersi, mettendo a rischio la vita di migliaia di persone. Questa mattina è stata diffusa una foto che ritrae un neonato salvato dalla Guardia Civil spagnola e che testimonia la drammaticità delle ultime ore.

Nella serata di ieri il governo marocchino ha fatto sapere di aver chiuso nuovamente i valichi di confine, dopo che Madrid aveva già respinto 4 miladelle persone giunte illegalmente sul territorio, e schierato l’esercito per per impedire a migranti di raggiungere la città. Il premier spagnolo Sanchez si è recato personalmente a Ceuta e Melilla, accolto tanto da fischi quanto da applausi. Il suo governo, dice, sarà “fermo” nella difesa dei confini nazionalie nelle attività volte a ristabilire l’ordine alla frontiera con il Marocco.

domenica 16 maggio 2021

Myanmar. Giornalista Min Nyo, condannato a tre anni per aver denunciato il colpo di stato

Corriere della Sera
Arrestato il 3 marzo, Min Nyo, giornalista di "Voce democratica della Birmania", storico organo d'informazione indipendente del paese del sud-est asiatico, è stato condannato a tre anni di carcere ai sensi dell'articolo 505 del codice penale, che punisce chi "pubblica o diffonde dichiarazioni, dicerie o rapporti con l'intento di spingere, o che potrebbe spingere ad ammutinarsi o a venir meno al loro dovere appartenenti alle forze armate, all'aeronautica o alla marina".
 Min Nyo, giornalista di "Voce democratica della Birmania"

Dal colpo di stato del 1° febbraio, numerosi giornalisti sono stati arrestati, minacciati o raggiunti da colpi d'arma da fuoco mentre seguivano le proteste. 

"Voce democratica della Birmania", che era nata in esilio, è tornata di nuovo a fare informazione dall'estero dopo che i militari golpisti le hanno ritirato - così come accaduto ad altri organi d'informazione - la licenza. Proprio dall'esilio, nel frattempo, rischiano di tornare in Myanmar tre giornalisti della "Voce", arrestati in Tailandia il 9 maggio.

Riccardo Noury

giovedì 13 maggio 2021

Migranti - MSF di nuovo nel Mediterraneo per salvare vite umane con la nave Geo Barents

ANSAMed
Msf annuncia ripresa attività soccorso in mare. Ong pronta ad operare nel Mediterraneo con la nave Geo Barents.


Medici Senza Frontiere annuncia il rilancio delle proprie attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo per salvare le vite di migranti e rifugiati che tentano la traversata dalla Libia.

Msf opererà con una propria nave la Geo Barents per soccorrere persone in pericolo e fornire loro assistenza medica.
"Nel Mediterraneo centrale si continua a morire, in un desolante vuoto di capacità di soccorso. Di fronte alle morti incessanti e alla colpevole inazione degli Stati, siamo obbligati a tornare in mare per portare soccorso, cure e umanità facendo la nostra parte per fermare queste tragedie"
dice la presidente di Msf Claudia Lodesani.

Auguri a tutti i lettori di fede islamica per la festa dell'Eid'al-Fitr per la fine del mese di Ramadan

Blog Diritti Umani - Human Rights

Auguri a tutti i lettori di fede islamica di questo Blog, 
per la festa dell'Eid'al-Fitr per la fine del mese di Ramadan



lunedì 10 maggio 2021

Pena di morte - Il South Carolina ha esaurito i "farmaci" per l'iniezione letale e ripristina la fucilazione con il plotone di esecuzione.

Blog Diritti Umani - Human Rights
Il parlamento del South Carolina ha votato per aggiungere un plotone di esecuzione ai metodi di esecuzione dello stato a causa della mancanza di "farmaci" per l'iniezione letale - una misura intesa a far ripartire le esecuzioni in uno stato dove la camera della morte aveva una grande attività.
La camera di esecuzione del plotone di esecuzione nella prigione dello Utah,
utilizzata l'ultima volta per uccidere Ronnie Lee Gardner nel 2010. (Reuters: Trent Nelson)

Il Senato ha approvato il disegno di legge a marzo, con un voto di 32 favorevoli e 11 contrari.

La Camera ha apportato solo piccole modifiche tecniche a quella versione, il che significa che dopo una votazione finale di routine alla Camera e l'approvazione del Senato, andrà al governatore repubblicano Henry McMaster, che ha detto che la firmerà.

Ci sono diversi prigionieri in attesa nel braccio della morte e tre di loro hanno esaurito gli appelli. 

Sono probabili delle azioni legali contro le nuove norme che inseriscono la fucilazioni come metodo per l'uccisione dei condannati morte.

ES

Fonte: ABC News

domenica 9 maggio 2021

Etiopia - Denuncia della commissione dei diritti umani etiope: nella regione Oromia detenute donne con i figli, minori in cella con gli adulti in condizioni disumane

Africa Rivista
La polizia dell’Oromia sta trattenendo un gran numero di persone, compresi neonati e bambini, senza accusa, in stazioni di polizia “antigieniche e sovraffollate”. La dura denuncia arriva dalla Commissione etiope per i diritti umani in un comunicato emesso ieri.

Secondo la Commissione, i bambini di età compresa tra i 5 mesi e i 10 anni sono detenuti insieme alle loro madri, ma bambini di età inferiore a 9 anni, sospettati di reati, sono tenuti in celle con prigionieri adulti.

I detenuti nella regione, che si trova nell’Etiopia centrale e come altre regioni ha una certa autonomia dal governo centrale nella gestione di questioni come l’applicazione della legge e l’istruzione, sono detenuti in “condizioni disastrose” senza accesso ad acqua, cure mediche o servizi igienico-sanitari e con cibo limitato.

Il rapporto afferma che la Commissione ha visitato 21 stazioni di polizia nella regione tra novembre e gennaio, documentando “gravi violazioni dei diritti umani”, comprese le percosse. “I centri di detenzione ospitano un gran numero di persone che erano state arrestate senza ordine del tribunale”, ha detto, senza fornire alcun numero.

Il rapporto ha anche documentato detenzioni arbitrarie e prolungate di sospetti le cui accuse erano state ritirate o che avevano ricevuto l’ordine di rilascio da un tribunale. Molti non si erano presentati davanti a un tribunale nelle 48 ore di detenzione previste dalla legge etiope.

Molti dei detenuti sono stati arrestati all’indomani dell’uccisione del cantante politico oromo Haacaaluu Hundeessaa, ucciso a colpi d’arma da fuoco da sconosciuti ad Addis Abeba lo scorso giugno. La sua morte violenta ha scatenato proteste nella capitale e in tutta Oromia nelle quali sono morte almeno 178 persone.

sabato 8 maggio 2021

Diritti umani - Mentre l'Italia riapre, gli anziani nelle Rsa in eterna zona rossa, isolati da parenti e amici. La denuncia di Sant'Egidio.

La Repubblica
"Rsa, eterna zona rossa". La denuncia di Sant'Egidio sugli anziani isolati nonostante i vaccini.
Rapporto della Comunità sulle case di riposo: "Anche con le immunizzazioni, la vita lì resta insostenibile". Il 64% delle 237 strutture esaminate non consente visite. Meno del 20% ha una stanza degli abbracci. Solo la metà è organizzata con le videochiamate. Il presidente Impagliazzo: "Bene le risorse per rafforzare l'assistenza domiciliare".



Il Covid ha colpito gli anziani non solo sotto il profilo sanitario, ma anche perché ha aumentato il loro isolamento in Rsa e Case di riposo, che sono ormai "un'eterna zona rossa". La denuncia arriva dalla Comunità di Sant'Egidio che ha svolto un'indagine nazionale, su 237 strutture in 11 città e 10 regioni italiane. 
"La vita in Rsa o in Casa di riposo si è fatta durissima, insostenibile. Malgrado appelli, evidenze scientifiche e le raccomandazioni delle istituzioni sugli effetti nefasti della solitudine e dell'isolamento, e nonostante le vaccinazioni, nelle strutture per anziani dobbiamo constatare che nulla è cambiato" 
Dall'indagine risulta che il 64% delle strutture esaminate non consente alcun tipo di visita ai propri ospiti, e solo il 15%ammette, oltre ai parenti, amici e volontari; la cosiddetta stanza degli abbracci di cui si è a lungo parlato, dopo un anno è presente in meno del 20% delle strutture esaminate; il servizio delle video-chiamate è presente in meno della metà delle strutture; nel 61,18% delle strutture analizzate è proibita ogni tipo di uscita, comprese quelle per effettuare esami medici specialistici. L'assistenza religiosa, diritto fondamentale, è assente nel 65%delle strutture.

"Quello che chiediamo - afferma Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio - è che questi diritti negati vengano immediatamente ripristinati e che si proceda poi ad un ripensamento profondo, come è scritto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ad una 'riconversione' di queste strutture verso un modello di assistenza che consenta realmente ai nostri anziani di essere curati e sostenuti sul territorio, a casa propria".

Il video della conferenza stampa di Marco Inpagliazzo
Presidente della Comunità di Sant'Egidio


Sant'Egidio dunque chiede: "Che vengano consentite le visite in sicurezza a parenti e volontari, attraverso la fornitura di dispositivi Dpi all'ingresso e mediante l'effettuazione di tamponi; che vengano considerate le maggiori fragilità degli ospiti che non hanno alcun legame familiare effettivo; che vengano predisposti spazi adeguati, interni ed esterni alle strutture, per consentire le visite con dignità e in sicurezza; che le modalità di predisposizione delle visite siano 'adeguate' nella loro durata temporale (almeno 30 minuti) e negli orari stabiliti (mattina e pomeriggio); che venga consentito agli ospiti vaccinati l'uscita dalle strutture per effettuare visite mediche e, nel caso di ospiti autosufficienti, anche l'espletamento di necessità legate alle loro attività quotidiane interrotte da un anno; che vengano ripristinate le attività di riabilitazione e socializzazione; che venga effettivamente implementato un servizio di video-chiamate concretamente utilizzabile da tutti gli ospiti, anche da quelli parzialmente o non autosufficienti; che venga garantita la fruizione da parte di tutti gli ospiti dell'assistenza religiosa ove richiesta".

"Le Rsa - ha proseguito Impagliazzo - sono un sistema fuori controllo perchè sono in un regime di monopolio. Il sistema della istituzionalizzazione, che finora è l'unica risposta che ha saputo dare il paese ai nostri anziani, non può funzionare. E non funzionava già prima del Covid. C'è una sproporzione tra il costo di queste strutture e la qualità di servizio che erogano".

Impagliazzo ha poi ricordato che "l'assistenza domiciliareintegrata in Italia è ridotta a nulla: 18 ore all'anno per anziano". Questo fa si che le residenze siano "fuori controllo perchè sono l'unica risposta. Per uscire da questa mancanza di diritti l'unica soluzione è quella di differenziare".

Il presidente di Sant'Egidio ha lodato la proposta di usare le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per aumentare l'assistenza domiciliare. "Esprimiamo grande soddisfazione per le parole di Draghi e per il modo in cui il Pnrr ha immaginato il futuro dei nostri anziani".

giovedì 6 maggio 2021

In Bielorussia, unico paese europeo con la pena di morte - Grazia ai fratelli, Illia e Stanislau Kostseu, già condannati all'esecuzione

Vatican News
La pena di morte s’incrina anche in Bielorussia. Con un provvedimento rarissimo, decretato infatti dal presidente Aleksandr Lukashenko solo per la seconda volta in 30 anni, i fratelli Illia e Stanislau Kostseu, già condannati a morte senza appello nel gennaio 2020, sono stati graziati dalla pena capitale il 30 aprile scorso, come rivelato direttamente dai loro familiari, che recatisi in visita nel braccio della morte di Minsk sono venuti sorprendentemente a sapere che i loro congiunti non erano più lì ma erano stati trasferiti in un carcere ordinario nella città di Zhodzina, senza peraltro ricevere alcun documento ufficiale del caso.

Illia Kostseu di 21 anni e suo fratello Stanislau di 19, erano stati condannati il 10 gennaio 2020 dal Tribunale Regionale di Mahiliou (Mogilev in russo) per il presunto delitto di una loro vecchia insegnante di scuola. La sentenza era stata confermata dalla Corte Suprema di Minsk il 22 maggio successivo. 

Per la loro salvezza non restava che un intervento di grazia proveniente direttamente dal presidente della Repubblica. Quasi un miracolo, dato che il Capo dello Stato aveva usato questa sua prerogativa solo in un caso prima di loro. Eppure il prodigio si è realizzato.

La Bielorussia rimane l’unico paese europeo che ancora adotta la pena capitale. Le esecuzioni, pur non frequenti, avvengono all’improvviso e nel più totale segreto con un colpo d’arma da fuoco alla nuca. 

I parenti delle vittime vengono così a sapere della scomparsa dei loro cari solo tempo dopo. I familiari di Illia e Stanislau il 30 aprile scorso non li hanno trovati nel palazzo della morte. Ma li hanno saputi vivi. In un altro luogo.

martedì 4 maggio 2021

La Danimarca, vuole rimandare nella "città sicura" di Damasco centinaia di rifugiati siriani. Sono stati già privati del permesso di soggiorno.

Amnesty International
Amnesty International ha denunciato che centinaia di rifugiati siriani, cui il governo della Danimarca ha revocato il permesso di soggiorno, rischiano arresti arbitrari, torture e sparizioni forzate se costretti a un rimpatrio illegale.

Tra il 1° gennaio e il 1° aprile 2021 il Servizio danese per l’immigrazione ha informato almeno 380 rifugiati siriani, bambini compresi, che dovranno rientrare in Siria poiché la Danimarca giudica la capitale Damasco e i suoi dintorni “zone sicure”, contrariamente a quanto hanno dichiarato gli esperti internazionali sui diritti umani e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite sui rifugiati.

Mentre la maggior parte di loro ha presentato appello contro la decisione, per 39 rifugiati il destino pare segnato, soprattutto dopo l’annuncio della ripresa delle relazioni diplomatiche della Danimarca col regime siriano.

Nel frattempo, anche coloro che sono in attesa dell’esito dell’appello sono stati privati del permesso di soggiorno e della protezione temporanea e dunque esclusi dai benefici sociali dall’accesso al lavoro e all’istruzione.

“Fuggiti dalla guerra, per almeno 39 rifugiati siriani la prospettiva appare ora quella di un ritorno ‘volontario’ in Siria o della reclusione nei centri di rimpatrio in attesa della partenza. Il destino di centinaia di altri è incerto. È incredibile che il governo danese consideri sicure alcune zone della Siria, uno stato dove le persone vengono regolarmente arrestate, torturate e fatte sparire”, ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore per l’Europa di Amnesty International.

Le ricerche di Amnesty International hanno dimostrato che i civili rientrati nelle zone della Siria controllate dal governo, compresa la capitale Damasco, devono passare attraverso “controlli di sicurezza”, ossia interrogatori da parte dei servizi di sicurezza locali, responsabili di violazioni dei diritti umani così gravi da poter essere considerate crimini contro l’umanità.

L’anno scorso la prima ministra danese Mette Frederiksen aveva annunciato l’intenzione di ridurre a zero le domande d’asilo. In seguito, le autorità di Copenaghen hanno deciso di riesaminare la situazione di circa 900 rifugiati siriani residenti nel paese. Tale valutazione ha portato al ritiro del permesso di soggiorno ad almeno 380 di loro.

lunedì 3 maggio 2021

Migranti, la strage continua - Altri 50 morti al largo della Libia - Occorre un piano di emergenza di soccorso in mare

RaiNews24
Migranti, Mezzaluna Rossa: 50 morti in un naufragio al largo della Libia.
Ancora una tragedia nel Mediterraneo. Cinquanta migranti sarebbero morti al largo della Libia nel naufragio di un barcone. E' quanto riferisce la Mezzaluna Rossa libica, citata in un tweet da Al Arabiya. Unhcr: 95 migranti riportati indietro da Guardia Costiera libica, oltre 700 in pochi giorni I 95 migranti da ieri mattina alla deriva su un barcone al largo della Libia, sono stati intercettati in mare ieri sera e riportati a Tripoli dalla Guardia costiera libica. 

"Circa 95 persone sono state intercettate/soccorse in mare e riportate a Tripoli questa notte dalla Guardia costiera libica". Lo scrive su Twitter l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in Libia precisando che "Unhcr e Irc stanno attualmente fornendo loro coperte, acqua e assistenza medica". 

Oltre 700 migranti sono stati riportati in Libia negli ultimi giorni, "solo per finire in detenzione arbitraria" afferma Tarik Argaz, portavoce dell'Unhcr in Libia. Le Ong avevano chiesto l'intervento di mercantili che erano stati inviati sul posto. Davanti al Paese africano ieri è avvenuto l'ennesimo naufragio con 11 corpi recuperati e 12 migranti tratti in salvo. "E' necessario - aggiunge - fornire urgentemente più vie legali per uscire dalla Libia per evitare che accadano tragici incidenti in mare e per frenare il traffico di esseri umani". 

Gargano, 35 sbarcano sulla costa in barca a vela I militari della Guardia di finanza hanno intercettato la scorsa notte, nelle acque a dieci miglia al largo di Vieste (Foggia), una barca a vela battente bandiera bulgara con a bordo 35 migranti, tra cui nove donne e 12 bambini, tutti afghani. I migranti stanno tutti bene e sono stati ospitati in alcune strutture del porto di Vieste. Sull'imbarcazione, già intercettata nelle acque di Vieste a settembre 2020, c'erano due presunti scafisti, entrambi ucraini,di 35 e 41 anni. La loro posizione è a vaglio degli investigatori.

sabato 1 maggio 2021

Migranti: Appello Unicef: 1.100 bambini presenti nei centri di detenzione in Libia - Vanno rilasciati. In una settimana 125 quelli salvati in mare'

ANSAmed
"Questa settimana, 125 bambini, di cui 114 non accompagnati, sono stati salvati in mare, al largo della Libia: il Mediterraneo centrale continua a essere una delle rotte migratorie più pericolose e letali del mondo". 

Lo sottolinea, in una nota l'Unicef ricordando che dall'inizio dell'anno, "almeno 350 persone, tra cui bambini e donne, sono annegate o scomparse nel Mediterraneo centrale mentre cercavano di raggiungere l'Europa, di cui 130 solo la settimana scorsa".

La maggior parte di coloro che sono stati salvati vengono mandati "in centri di detenzione sovraffollati in Libia, in condizioni estremamente difficili e con limitato o nessun accesso all'acqua e ai servizi sanitari: sono quasi 1.100 i bambini che si trovano in questi centri", denuncia l'Unicef precisando che "in Libia ci sono 51.828 bambini migranti e sono stimati 14.572 bambini rifugiati. La maggior parte non è in grado di accedere ai servizi ed è vulnerabile allo sfruttamento e agli abusi all'interno del paese".
"Chiediamo alle autorità libiche - conclude la nota - di rilasciare tutti i bambini e di porre fine alla detenzione per motivi migratori. La detenzione di bambini in situazioni di migrazione non è mai nel superiore interesse del bambino.
Chiediamo alle autorità in Europa e nel Mediterraneo centrale di sostenere e accogliere i migranti e i rifugiati che arrivano sulle loro coste e di rafforzare i sistemi di ricerca e soccorso".