Stava tornando a casa in macchina, a Lod, mentre sui canali radio e Tv di tutta Israele rimbalzava quella parola assurda – linch, linciaggio – che non poteva davvero avere niente a che fare con lui, la sua storia, il suo Paese. Yigal Yehoshua, ebreo di 56 anni, faceva l’elettricista.
Aveva sistemato le case di tutti, ebrei e arabi. Mai un problema. Settimana scorsa, quando la violenza è dilagata nelle città miste, un gruppo di arabi ha bloccato la sua auto, l’ha presa a sassate. L’hanno colpito alla testa. È morto lunedì, all’ospedale, dove i medici hanno tentato di tutto senza riuscire a salvarlo.
È riuscito, lui, però a salvare la vita di Randa Aweis, una donna araba di Gerusalemme Est, cristiana, madre di sei figli. Quando la famiglia di Yehoshua ha deciso di donare gli organi, il rene è stato destinato a lei, che da nove anni aspettava un trapianto.
L'altro rene è andato a un uomo ebreo di 67 anni; il fegato a un ragazzo ebreo di 22. «Ringrazio la famiglia di Yigal, che è diventata la mia famiglia», ha detto Randa dopo l’intervento all’Hadassah Medical Center.
Randa ha espresso grande tristezza per la morte di Yigal. Ha detto che vorrebbe incontrare la famiglia. «Siamo cresciuti insieme, arabi ed ebrei, e vogliamo solo poter stare insieme, in pace». Il responsabile del reparto trapianti dell'Hadassah, Abed Halaila, ha letto in questa storia un simbolo forte: «Voglio ringraziare con tutto il cuore la famiglia del donatore. Spero solo ci potrà essere pace e tranquillità e salute per tutti noi».
Yigal Yehoshua è stato sepolto nel cimitero del moshav Hadid, nel centro di Israele. Ai funerali hanno partecipato centinaia di persone. Suo fratello Efi ha spiegato che quell'esplosione di rabbia nelle città miste lo aveva molto addolorato, ma sperava che tutto, alla fine, sarebbe andato bene. «Era un testimone della convivenza possibile», ha detto la moglie Irena. «Siamo testimoni della convivenza».
Yigal Yehoshua è stato sepolto nel cimitero del moshav Hadid, nel centro di Israele. Ai funerali hanno partecipato centinaia di persone. Suo fratello Efi ha spiegato che quell'esplosione di rabbia nelle città miste lo aveva molto addolorato, ma sperava che tutto, alla fine, sarebbe andato bene. «Era un testimone della convivenza possibile», ha detto la moglie Irena. «Siamo testimoni della convivenza».
Barbara Uglietti
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